mercoledì 27 gennaio 2010

Gnocchi di cavolfiore al tè matcha

E' certamente prevedibile e poco originale che io dica che del tè matcha amo il colore... deformazione professionale, ok... Non usando in macrobiotica lo zucchero e il burro, però, a differenza dei più sono stuzzicata maggiormente dalla possibilità di trovarne delle applicazioni in piatti salati.
Oggi ho preparato dunque questi gnocchi al cavolfiore e tè matcha.
Il cavolfiore non ne è il condimento, ma la sostanza, cotto ed ridotto a purea (quella di cui vedete qualche pennellata restante sulla ciotola blu).
Era un cavolfiore di circa un chilo, lessato a vapore, foglie comprese.
Una volta raffreddato è stato ridotto in crema, senza aggiungere liquidi. Vi ho aggiunto farina q.b. (la mia semiintegrale di frumento e un pugnetto di farina di miglio ma se non volete rischiare optate per farina bianca), un pizzico di sale e un cucchiaino di matcha (anche due non guasterebbero, purchè il leggero gusto erbaceo sia gradito e anche il colore sarebbe ravvivato).
No, le uova no, non le metto da anni negli gnocchi. Non occorrono, credete, se con l'esperienza si impara a dosare impasto e farina, ma se vi piacciono, perchè no?
Tuffate piccole cucchiaiate d'impasto nell'acqua bollente salata e cuocete brevemente gli gnocchi, raccogliendoli poi con la schiumarola.
(Fate una prova con un solo gnocco all'inizio per testare la consistenza dell'impasto; eventualmente potrete facilmente aggiungere altra farina all'impasto).







Conditi con buon olio d'oliva e semi di sesamo tostati. Se piace un altro tocco japan, al limite, un pizzico di alghe nori, tostate e polverizzate.

Se non gradite il matcha potete ometterlo e condire gli gnocchi con una po' di colatura d'alici, per esempio o delle aringhe affumicate a pezzetti.

vedi anche qui , un'altra ricetta col cavolfiore
vedi anche qui , un'altra ricetta salata col tè

lunedì 25 gennaio 2010

Cena TreT: Sformatini di topinambur, tofu e salmone (2^parte)



Nello scorso post parlavo di una cena arrangiata con qualche T superstite...
Insieme al Tempeh, di cui ho già scritto, con le altre due T a disposizione, quella sera, ho fatto questo sformatino come antipasto.
Mezzo chilo di Topinambur bio, spazzolati, lessati al dente con la buccia* e tritati non troppo finemente, mescolati ad un panetto di Tofu firm passato al setaccio, due cucchiai di olio evo, un pizzico di origano secco, sale e qualche cucchiaiata di farina di riso (3-4).
Infornati per 25 min a 180° in formine unte (a me ne sono venuti 7).
Impiattati con cappellino di salmone affumicato e aneto.


altre idee per sformatini:
sformatini di tofu
sformatini di zucca
cestini di polenta
sformatini vegan con spinaci



*I parassiti sono quelli della patata che si combattono con polvere di piretro, nicotina o peggio pesanti prodotti chimici appositi; quindi lasciare la buccia solo se i tuberi sono bio!


Scheda botanica e proprietà di questo ortaggio delizioso qui

venerdì 22 gennaio 2010

Cena Tre T: Tempeh al Murgh Musallum Masala (1^parte)

Una cena in 3T.
La nonna è venuta a trovare Giacomo che è chiuso in casa da Tre giorni con il raffreddore e la Tosse.
Niente farmaci neppure stavolta - a parte l'oscillococcinum... siamo arrivati a cinque anni senza sapere cosa sia l'antibiotico! sì, macrobiotic is working ;-) - ma ci vuole tanta pazienza. Ci si annoia mortalmente, soprattutto guardando dalla finestra il sole dispettoso che si è deciso ad uscire solo in questi ultimi giorni.
Così invito la nonna a cena e mentre loro due continuano ad dialogare con Pimpa e Giulio coniglio, io apro il frigo.
Nooo.
E' da lunedì che non faccio la spesa percui non c'è molto... considerando poi che mia mamma è una tradizionalista tendenzialmente scettica, abitudinaria, poco curiosa e neppure amante di cucinare... ci sarà da ridere! ;-))
Topinambur, Tofu, Tempeh. Questo passa il convento.

Ricordo di aver comperato questo Masala per carni bianche all'ecosolidale, che devo ancora provare.
Murgh Musallum Masala si chiama e contiene pepe bianco, curcuma, allora, cannella, cardamomo, chiodi di garofano, macis, noce moscata, peperoncino.
Il progetto RASA (Ruro Agro Seevices Association) da cui provengono i masala Altromercato (www.altromercato.it) nasce in India grazie al supporto di due organizzazioni di piccoli prodottori di commercio equo e solidale, Sarba Shanti Ayog e Sasha.
I masala sono miscele di spezie che tradizionalmente ogni famiglia seleziona e macina in proporzioni diverse e a seconda della stagione e dei cibi di accompagnamento, quindi se non avete la possibilità di concorrere alla causa di questi produttori, ma amate i sapori piccanti e speziati, potete ugualmente prepararvi il vostro a partire dagli ingredienti base.


Sulla confezione una ricettina a base di coniglio.
?
Sento un urlo dal soggiorno! Giulio (coniglio) scappa e Pimpa urla.
Ok, meglio optare per il tempeh...

Ho marinato (meglio se per almeno mezza giornata) un panetto di tempeh (per coloro che non sapessero cosa fosse: qui) tagliato a dadi, nello yogurt di soia con uno spicchio di aglio (grattuggiato con la mia grattuggina giapponese metallica per lo zenzero) un bel pezzo di zenzero (anch'esso grattugiato e spremuto), un cucchiaio di semi di papavero, 2 cucchiai di olio di sesamo, (o d'oliva) un cucchiaino colmo di masala, sale.



Aggiunto un pugno di mandorle tagliate a coltello e cotto in forno, rimestando ogni tanto, per 20-30 min a 180°, facendo attenzione che non asciughi del tutto.
Servito con polenta.

La prima T ha superato la prova nonna.
Delle altre 2 parlerò nella seconda parte.




La foto orribile del tempeh cotto fatta di sera è mia, quella bella, di quello crudo, è presa qui.

lunedì 18 gennaio 2010

Fingerfood&dvd


Cena davanti alla tv.
La focaccia con olive e funghi è già pronta; ora tocca alle tortine di zucchine.
Ho un ovetto fresco fresco di vera gallina ruspante*: lo sbatto con un bicchiere di latte di soia, 3-4 cucchiaiate di farina di riso, un cucchiaio di olio evo, un pizzico di aneto e uno di bicarbonato, una presetta di sale, due zucchine tagliate a cubetti piccini piccini.
Ho aggiunto tre wurstel di tofu, solo per svuotare il frigo, ma sono assolutamente facoltativi aggiungendo una zucchina in più. Avrei voluto mettere del pepe rosa che però ho evitato per Giacomo.
Una volta messo l'impasto nelle formine, su ciascuna ho messo una cucchiaiata di riso soffiato (non dolcificato, ovviamente) che darà una nota croccantina gradevole, sopra la tortina morbida.
20 minuti in forno a 175°

Assolutamente niente di nuovo e sconvolgente, è evidente, ma da tenere presente per la leggerezza, visto l'unico uovo e la consistenza, data all'impasto con la farina di riso.

Il film visto è questo qui: asciutto ed essenziale, come la cena ma commozione e sorriso vi convivono armoniosamente. Consigliato!

*qualcuno potrà ribadire che l'uso dell'uovo non è contemplato dalla macrobiotica. Non amo gli estremismi e come Giusy de Francesco non sono di quest'idea, soprattutto visto se ne consumano un paio l'anno, di buona qualità! ;-))

giovedì 14 gennaio 2010

Il richiamo delle sirene castraure



Ho trovato le castraure su una barca...

[La barca è realmente un'imbarcazione che si trova a Venezia, attraccata tra il ponte dei Pugni e Campo San Barnaba.
Quel che è affascinante è che in realtà è un vero e proprio negozio di verdura gestito dalla famiglia Tiozzo fin dal lontanto 1947.]

L'altra sera, sotto la pioggia battente, prima di rincasare tra i monti, il richiamo di un mazzo di dieci castraure si è fatto irresistibile, come fossero sirene adulanti in mare.
Teneri, carnosi ma spinosi e di forma allungata, con le brattee di color viola scuro, gli originari dell'isola di Sant'Erasmo, questi particolari articiochi veneziani, un tempo venivano concimati con le conchiglie o i gusci di granchio per correggere l'acidità del terreno. Ancora oggi si proteggono le piantine rialzando piccole montagnole (le motte) di terra dalla parte rivolta al mare.
Che siano ottimi crudi, fritti in pastella, col garbo (cioè rosolati in soffritto di aglio e cipolla e cotti a fuoco lento, coperti, con un goccio di aceto o limone a fine cottura) si sa, ma oggi avevo già il forno acceso per una teglia di altre verdure e ho pensato di ottimizzarne l'uso.
La mia'idea è stata di cuocerli in vaso.
Una volta mondati delle foglie più esterne e spuntate le cime spinose, li ho lasciati interi e conditi con olio, sale, uno spicchio d'aglio in camicia e pepe di sechuan.
Chiuso il vaso (senza guarnizione di gomma, ovviamente), li ho messi in forno per 20 min a 200°.



I pochi avanzati cotti sono stati frullati e diventati ottima crema per ciò che vi racconterò un'altra volta...
 
Intanto però se amate i carciofi andate a leggervi questo post !

giovedì 7 gennaio 2010

I miei ravioli vegan-cinesi a vapore

La pasta ripiena mi alletta e mi gratifica particolarmente. Quando poi in cucina siamo in tre a lavorare, è davvero divertente! C'è il mago del mattarello, la creativa per i ripieni, il ditino più veloce del west per sigillarla...
A patto di avere un po' di tempo e calma per lavorare, le possibilità sono infinite. Questa volta il richiamo è venuto da est, doppiamente rivisitato in chiave vegan-macrobiotica.
Ho scoperto a posteriori, - coincidenza? -, che i ravioli sono uno dei principali cibi consumati al capodanno cinese (anche se la data non coincide con quella del nostro).
Per tradizione, le famiglie e gli amici si riuniscono per preparare i ravioli insieme, la cui forma assomiglia a una moneta d'oro e simboleggia un augurio di buona fortuna per l'anno nuovo.

Dunque, per un buon inizio e 32 monete raviolone portafortuna:
280 gr di seitan (il mio di farro)
un porro (100 gr)
un pezzo di zenzero (2-3 cm) tagliato a cubettini piccolissimi
shoyu
mirin
salsa di gamberetti (facoltativa e da omettersi nel caso li desideriate vegan)
200 gr di farina bianca
100 gr di acqua


Impastare farina ed acqua. quindi lasciar riposare l'impasto avvolto nella pellicola in frigo per almeno mezz'ora.

In un cucchiaio d'olio rosolare molto dolcemente il seitan tritato finemente con il porro tagliato a quadrettini minutissimi. Aggiungere un paio di cucchiai di shoyu, lo zenzero, un cucchiaio di mirin, uno di salsa di gamberetti e un goccio d'acqua se necessario. Cuocere per cinque minuti e lasciar raffreddare.
Unire una cucchiaiata di porro tritato crudo.

Stendere la sfoglia sottile spessa un paio di mm. Tagliare dei dischi di 7-8 cm di diametro. Su ogni disco posizionare un cucchiaino di ripieno e chiuderlo con delle piegoline, come quelli "veri" o più semplicemente premendo e sigillando bene i lembi come un raviolo tradizionale.


Cuocere a vapore su foglie di verza per 10-15 minuti.
Servire con shoyu, con aggiunta di aceto, aglio, zenzero, aceto di riso o Sweet Chili Sauce for chicken e Chili Sauce for seafood a piacere.