domenica 26 febbraio 2012

Le Chaperon Rouge e Swee'Pea: un'idea da favola


Niente patate o carote viola introvabili, ve lo assicuro.
Le Chaperon Rouge sta proprio per cappuccetto rosso, alias il (cavolo) cappuccio rosso, quello a palla, e Swee'Pea sta per Scooner Seawell Georgia Washenting Christiffer Columbia Daniel Boom, insomma il figlio di Popeye, il piccolo Pisellino, lo ricordate?
Dunque cavolo cappuccio rosso e pisellini verdi per gnocchetti, diversi dal solito per colore ed impasto.
Questa non è neppure una ricetta vera e propria, ma un mio gioco di fantasia.
Le dosi precise non ci sono perchè, lo sapete, da queste parti si fa tutto spesso in gran velocità e non c'è mai tempo per far foto curate, però secondo me l'idea è simpatica e merita un appunto, con un click, anche se in notturna.
Voi saprete fare sicuramente di meglio, se avete voglia di replicare.

Per non usare sempre la solita inflazionata farina di frumento, ho cucinato del riso integrale, (ma pure dei resti avanzati andranno ugualmente bene).
Ho cotto un cavolo cappuccio rosso, tagliato a quarti, a vapore (in pentola pressione, con cestello, con l'acqua leggermente acidulata da qualche goccia di aceto di mele) e l'ho lasciato raffreddare.
Ho frullato quindi finissimamente il riso (4-5 cucchiaiate colme) con il cavolo, quindi ho aggiunto farina di riso abbondante (potranno essere stati 2 hg?) e solo qualche cucchiaio (2-3) di farina bianca.
Non ho salato l'impasto per non perderne il colore meraviglioso (la texture finale però era più fine che nella foto qui sotto).




Porre sul fuoco l'acqua, portarla ad ebollizione e salarla, tenendo conto che invece l'impasto è sciapo.
Con un cucchiaino bagnato prelevare una punta d'impasto, come una piccola quenelle, (vedi foto in alto) e gettarla nell'acqua bollente per testarne consistenza e sapore, che potranno essere quindi agevolmente aggiustate con ulteriori ritocchi di farina alla pastella.
Proseguire a cucchiaiate col resto dell'impasto.
Oppure servirsi di un sac à poche e coltello, se li gradite a tronchetti, come sotto.


 

Raccolti con la schiumarola, io li ho conditi con pisellini (ahimè surgelati, pardon) saltati in padella con un velo d' d'olio, un'idea di cipolla, e una macinatina di pepe fresco, perchè mi piaceva tanto il contrasto cromatico ed era il più veloce da realizzare al momento.
Anche qualche tocco arancione, però, a pensarci bene, non sarebbe stato male...



altre idee gnoccose:




venerdì 24 febbraio 2012

Cum grano salis (grano saraceno coi carciofi)

...ma il ghiaccio inazzurra i sentieri
la nebbia addormenta i fossati
un lento pallore devastai dolori del cielo...
(A. Pozzi)





Questa è una ricettina delle scorse settimane, quando faceva ancora parecchio freddo.
La posto ugualmente per ricordarmi che per ottenere un piatto riscaldante, non necessariamente si deve creare una pietanza calorica, grassa e pesante: è sufficiente usare il chicco giusto, il grano saraceno, grazie anche al suo alto valore proteico e consigliabile pure in caso di deperimento fisico.
Per la macrobiotica il grano saraceno (insieme al miglio) è un alimento più yang rispetto ad altri chicchi ed è adatto proprio ad essere consumato per contrastare il freddo invernale. Del resto basta riflettere sul fatto che pizzoccheri e polenta taragna, con esso realizzati, non son certo piatti meridionali ed estivi e che la kasha (una specie di porridge) viene tradizionalmente preparato in paesi come Russia, Ucraina e Polonia.
Abbinandolo ad un ortaggio yin, come il carciofo, che contribuisce a depurare e a diminuire il colesterolo (purchè non si ecceda poi coi condimenti), componevo un piatto equilibrato e saporito.

Questo è un periodo critico con cali di energia, instabilità e nervosismi proprio per la transizione stagionale tra freddo invernale (che c'è stato, ma a singhiozzi) e, si spera, tepore primaverile (già però pregustato con eccessivo anticipo). Vista la non più netta distinzione stagionale anche il nostro corpo va in tilt per i segnali contradditori.
Non è un caso però che la tradizione in questo periodo dell'anno consigli proprio un periodo di depurazione. Al di là del significato religioso (relativamente al quale sono la persona meno adatta per addentrarmici), i 40 gg di quaresima, dalla fine del Carnevale alla Pasqua, hanno motivazioni molto antiche e sagge: offrire riposo per gli organi interni eliminando la carne – carne levàmen significa togliere la carne – e altri alimenti troppo ricchi come cioccolata, uova, dolci, ecc. è un'opportunità per rigenerarsi ogni anno e per alleggerire corpo e mente dopo una fase in cui potremmo aver accumulato troppa energia yang. Se non erro, anche i cristiani ortodossi, nelle preparazioni lenten di questo periodo, aboliscono non solo la carne, ma pure latticini e uova.
Carne, uova, formaggi, stagionati, crostacei, sale, prodotti da forno, ecc... infatti sono alimenti molto contraenti la cui assunzione crea un continuo bisogno di elementi fortemente opposti, espansivi o ying, come alcol, zucchero, caffè, gelato, yogurt, latticini leggeri, frutta cruda o succhi, ecc... con un continuo effetto yoyo per la nostra energia, oltre che per bilancia.
Durante un pasto a base, ad esempio, di un arrosto o una fiorentina non avete forse voglia di un bel bicchiere di vino e al termine un dessert cremoso e fresco? con la pizza non gradite una birra gelata? dopo un dolce molto ricco e zuccheroso non vi è mai capitato di avere voglia di cibo salatissimo? alzi la mano chi non è mai passato dalla nutella alle patatine o dal gelato alla pizza e/o viceversa!, giusto per estremizzare.
Come già dicevo nell'accogliente e stimolante casa di Izn, riflettiamo ad esempio sull’uso sconsiderato dei bellissimi sali aromatizzati e colorati (arancia, limone, erbe, ecc. per quanto affascinanti e fatti in casa), che adesso abbondano sulle tavole, utilizzati frequentemente solo per estetica o per moda, sopra ad alimenti già salati!
Molto cibo yang ha l'effetto di contrarre il corpo (basti pensare alla nostra postura raccolta quando camminiamo e fa freddo, per trattenere il calore) provocando un risentimento anche agli organi profondi della parte più centrale del nostro organismo:
il pancreas che regola il livello degli zuccheri (e che in Medicina Tradizionale Cinese è relativo all'autostima e all'emotività), con conseguenti eccessi di sbalzi di uomore, preoccupazione ed insonnia;
il fegato che, teso, rende frustrati, irascibili e collerici (in MTC è legato alla cistifellea e "comanda i tendini e si manifesta nelle unghie e si apre negli occhi" è collegato anche alla vista: pensate a come alla maggior parte della gente regolarmente intorno ai 40 anni nasce il bisogno di ricorrere agli occhiali! credete sia una scadenza casuale, associata ad un inalzamento dell'ipercolesterolemia? avete notato che i bambini fanno uso in età sempre più precoce degli occhiali?)
e i reni (in MTC in relazione alla vescica, all'udito, ai capelli) che son collegati con la paura e la capacità di rilassarsi.

Ci ritroviamo in qualcosa di tutto ciò?
Allora, forse è giunto il momento per rifletterci con un po' di misura e buon senso, ed elaborare e sperimentare la nostra personale quaresima, cum grano salis , ma in zucca! :-)


Ah, la ricetta pretesto, che quasi già dimenticavo :-), era questa:

per 3 persone
250 gr di grano saraceno integrale bio
6 carciofi
uno spicchio d'aglio
1 cucchiaio d'olio extravergine d'oliva
un limone non trattato
una manciatina di nocciole bio tostate
erba cipollina fresca

Lavare e mondare i carciofi, come di consueto, raccogliendoli in una bacinella piena d'acqua fredda e acidulata con succo di limone.
Tagliarli a fettine sottili.
Preparare un litro di brodo vegetale (possibilmente così) bollente.
In un tegame scaldare l'olio con l'aglio e insaporirvi i carciofi.
Lavare e scolare bene il grano saraceno.
Aggiungerlo ai carciofi e tostarlo a fuoco vivo, come fareste per un risotto, per qualche minuto.
Bagnare col brodo bollente, un poco alla volta e portare a cottura, tenendovi però sopra un coperchio sollevato a metà, appoggiato ad un mestolo di legno.
Saranno necessari dai 20 ai 30 minuti, a seconda della qualità del grano saraceno.
Una volta cotto, lasciarlo riposare qualche minuto.
Tagliare con la forbice l'erba cipollina lavata e tritare grossolanamente a coltello le nocciole.
Unirne metà al grano saraceno mescolando bene.
Usare la rimanente parte di cipollina e nocciole per impiattare e guarnire.

Viste le temperature più alte di questi giorni, andando verso la primavera, il grano saraceno potrà essere sostituito da riso o da orzo, ancora più rinfrescante e depurativo.


Un altro post sui carciofi qui




Lo sapevate?
Da parecchi anni a questa parte gli alberi di nocciole vengono trattati massicciamente con l'endosulfan per debellare una specie di cimici che attaccano i frutti, compromettendo interi raccolti.
Questo composto chimico, della famiglia dei cloroganici che agiscono bloccando il sistema nervoso delle cimici, è stato autorizzato anche dal Ministero Italiano, per ovviare ad una pressante concorrenza operata dalla Turchia e dall'India, grosse produttrici di nocciole che già ne facevano uso sconsiderato.
Nonostante si parli della proposta di un suo ritiro dal commercio dalla metà del 2012, (con una proroga però per alcuni utilizzi per 5 anni aggiuntivi), perchè antiparassitario della famiglia del DDT dichiarato come molto tossico, l'endosulfan è tuttora presente nella stragrande maggioranza delle nocciole in commercio.
Pensate ora all'uso che viene fatto delle nocciole, per esempio, in pasticceria e gelateria: forse meglio utilizzarne meno, ma, se possibile, di qualità biologica!

lunedì 20 febbraio 2012

Tosse. Micro-macro rimedi naturali





Molte piccole cose sono per me, e comunque per ogni persona che "mastichi" un po' di macrobiotica, talmente semplici da diventare consuetudini di routine.
Ho pensato però che per quanto semplici e scontate, magari a qualcuno queste stesse riflessioni potrebbero essere ancora sconosciute e risultare perciò comunque utili.
L'efficacia di questi rimedi potrebbe darvi un esempio pratico circa i motivi per cui amo particolarmente il pensiero macrobiotico, pur non essendone fanatica: la macrobiotica semplicemente riconosce una sostanziale bipolarità al cibo, sia di cura sia del suo contrario, sul nostro corpo.
E' così ovvio se solo ci si pensasse un poco! Una macchina funziona in base a ciò con cui viene carburata. Il cibo cioè non è solo un insieme di proteine, carboidrati, grassi, e calorie, ma è davvero una summa di elementi che fanno lavorare il nostro meraviglioso corpo in un modo anzichè in un altro, purchè abbinati con sapiente equilibrio, rispettandone appunto la polarità (che in macrobiotica viene denominata espansiva, yin, e contrattiva, yang, ma che al di là delle diverse fazioni di pensiero  o convenzioni linguistiche sussiste comunque: provate ad esempio a bere una spremuta di limone o masticare un pezzo di zenzero e ne testerete subito la differenza prodotta in questo senso, e non organoletticamente parlando).
Premetto che la normale tosse, come il raffreddore del resto (mi guardo bene dal parlar di patologie gravi, ovviamente in cui coesistono diversi altri fattori) sono processi di smaltimento che il nostro corpo mette in atto per eliminare le tossine accumulate e quindi non è auspicabile bloccare questi processi con farmaci chimici, che avranno pure lo svantaggio di appesantire altri organi.
Quelli che vengono definiti mali di stagione sono per lo più indebolimenti per eccessi nella dieta di alimenti che producono muco, associati al fatto che il nostro terreno metabolico contemporanemente si inacidifica e l'organismo diventa sempre più facilmente vulnerabile agli agenti esterni.
Il mantenimento di uno stabile giusto rapporto acido-base è una componente vitale dell'omeostasi corporea , cioè la capacità del nostro organismo di mantenere costanti le condizioni chimico-fisiche interne, anche al variare delle condizioni ambientali esterne.
Posso usare un esempio immediato, ma efficace per comprendere meglio il processo di omeostasi facendo questo paragone con il ciclo dell'acqua: aumentando il calore irraggiato dal sole, aumenta l'evaporazione degli oceani, per cui le nuvole che producono la pioggia, la quale abbassa la temperatura dei mari e così via, in un ciclo continuo che funziona regolarmente se non si verifca un'alterazione massiccia di fattori ad esempio climatici, tellurici, d'inquinamento, ecc...
Parimenti nell'organismo, in presenza di un'eccessiva assunzione di alimenti acidificanti (che è diverso da dire acidi) che alterano il ph e producono quindi un eccesso di tossine, si cerca di ripristinare l'omeostasi chimica avviando un processo depurativo e di riordino, ad esempio, con febbre e scarico di muco.
Se ignoriamo questi segnali a lungo o li sopprimiamo con un uso sconsiderato di antipiretici o antibiotici, non facciamo che cronicizzare il sintomo in malattia, debilitando l'intero organismo e rischiando di sovraccare pure altri organi che, a grappolo, vengono coinvolti.
Gli organismi patogeni non sono la causa della malattia, ma solo una conseguenza di questa! La vera origine del disagio che poi diventa sintomo e può evolvere infine in malattia è l'alterazione del "terreno" fisiologico cellulare che permette l'attecchimento e la replica di batteri, virus, funghi, ecc. (pensate al perchè di due persone a contatto con lo stesso virus, uno si ammala e l'altro no!)
Certamente poi vi sono altri fattori che possono peggiorare lo stato di salute quali ad esempio l'inquinamento dell'ambiente, il sovraffaticamento fisico, problemi endocrini, la scarsità di ossigenazione nei soggetti sedentari,  stati psicologici alterati, ecc. ma questo è un discorso da fare in altra sede.

Poichè il ph rappresenta dunque la condizione basilare dell'attività enzimatica e del corretto svolgersi delle reazioni biochimiche cellulari, il sangue e liquidi interstiziali dovrebbero mantenere un ph leggermente basico.
Il verificarsi di acidosi per eccesso di assunzione di alimenti acidificanti invece crea stati infiammatori nei tessuti, irritabilità del sistema nervoso, aumento delle tossine e quindi dei radicali liberi in circolo. Facciamo attenzione però altrettanto a non cadere nella trappola di esaminare il ph dei singoli alimenti perchè dovremmo tenere conto anche della percentuale degli stessi sull'intera dieta quotidiana e soprattutto dei loro processi di trasformazione in cottura e di combinazione e trasformazione nel nostro organismo.
Non è cioè certo consigliabile abusare di albumi solo per il loro ph che va da 7 a 9, ma è bene riflettere invece sulla quasi neutralità del riso integrale dal ph di 6,7 o, ad esempio, dei legumi, percui si potrà comprendere facilmente perchè sono questi gli alimenti così caldamente consigliati come base per un regime alimentare sano.
Un semplice e veloce sistema macrobiotico invece per correggere l'acidosi, oltre alla dieta corretta ovviamente, è questo QUI.
Come la febbre, anche tosse e raffreddore non sono dunque malattie, ma solo sintomi di un processo di scarica del nostro corpo: si spiega così perchè soprattutto coloro che soffrono spesso di questi malanni trovano beneficio nell'evitare del tutto latticini e zucchero in special modo durante la stagione fredda e durante le fasi acute. (ah, ma a proposito di latticini, vi ho mai segnalato questo libro?)
Ve lo dice una che in passato aveva spesso problemi di sinusite e che neppure con gli antibiotici riusciva a risolvere, rinforzata anche dall'esperienza che sto avendo con mio figlio che a sette anni non ha mai fatto uso di farmaci! Non sono un'invasata nè lui un fenomeno, ma vi invito a riflettere sull'uso costante dei latticini nella dieta del vostro bambino se soffre di frequenti raffreddori e otiti.

Vi meraviglia che il nostro organismo, magari già indebolito, in questo periodo urli vendetta dopo gli strapazzi natalizi, le gozzoviglie di carnevale e magari pure già le anticipazioni pasquali, se si continua a consumare regolarmente latte, yogurt, gelato, zucchero o comunque molta frutta e verdura cruda o di origine tropicale (ad es. le banane), tutti elementi fortemente raffreddanti e yin, con temperature invernali?
Semplicemente i latticini non fanno che produrre nuovo muco nell'intestino crasso e analogamente nei polmoni. Lo zucchero contemporaneamente continua ad acidificare l'organismo, che, per ristabilire l’alcalinità preleva sali dalle riserve di ossa, e denti favorendo una conseguente comparsa di malattie ossee come osteoporosi e patologie dentarie; provoca l'inibizione della capacità dei globuli bianchi di esercitare un'azione difensiva e il conseguente aumento dei radicali liberi nel sangue con un ovvio abbassamento delle difese di tutto l'organismo, che continua per ore dall'ingestione di zucchero; a livello intestinale, invece, crea fermentazione, favorendo il formarsi di candida, coliti, stipsi, diarree, ecc..


Ve l'ho fatta molto lunga, ma ora passiamo finalmente a questi semplici rimedi contro la tosse.
Io li ho imparato da Martin Halsey, che ho conosciuto tanti anni fa, a cui sono molto riconoscente (alcuni di questi li ritroverete in questo libro di Martin, qui ). Ora spero possano aiutare anche qualcuno di voi e se i loro sapori non dovessero essere proprio deliziosi, suvvia, fate uno sforzo e immaginatevi la più dolce delle fate turchine che ve li offre! :-))



1° rimedio: TE' DI BUCCE DI CIPOLLE (efficace per la tosse secca)

Consiglio di usare cipolle bio che andranno ben lavate comunque dalla polvere.
Prelevare la parte più leggera e asciutta delle cipolle e farla bollire per un paio di minuti in acqua. Quindi filtrare, eventualmente dolcificando con malto di riso (no zucchero o miele!) e bere.


2° rimedio: SCIROPPO DI DAIKON E MALTO DI RISO (per la tosse secca, se il primo non è sufficiente)

Si grattugia del daikon fresco (reperibile nei negozi di alimenti naturali - se lo trovo io a Belluno, nelle città più grandi non dovreste avere grosse difficoltà a reperirlo) e si raccoglie il succo in una ciotolina. Andrà benissimo, per questa operazione la grattugia da zenzero, se la possedete. Andrà dolcificato con malto di riso (non di orzo o altro!) secondo i gusti.
Il sapore non è dei migliori perchè il daikon assomiglia al rapanello ma se medicina ha da essere credo che valga la pena sopportare un poco, anche perchè lo assumerete come uno sciroppo, quindi a cucchiate, non a bicchieri!


3° rimedio: TE' MU E RADICE DI LOTO  (per tosse più catarrosa)

Il tè "mu" non è un vero proprio tè ma una miscela di nove o, in alcuni casi fino a sedici, diverse radici (tra cui ginseng, cannella, radice di prezzemolo, scorza di arancio, liquirizia, cipresso, tuckahoe giapponese, mandorle di pesca, radice di zenzero, rehmannia, chiodi di garofano, radice di peonia, ginseng, Coptis Japonica,...) preparata secondo la sapiente tradizione erboristica orientale.
Possiede numerose proprietà che lo rendeno particolarmente indicato per problemi al tratto respiratorio e deve essere usato con parsimonia, visto l'effetto delle singole componenti che ne fanno una bevanda curativa riscaldante e rinforzante.
La parola Mu, in giapponese,  può essere tradotta, se non erro, approssimativamente come "nessuno" o "senza", nel senso di un equilibrio totale nel vuoto.
Il Mu si prepara facendo bollire una bustina in mezzo o un litro d’acqua (a seconda se usiate bustine da 2 o 8 gr) per un periodo di tempo che va rispettivamente dai dieci ai quindici minuti o più, in funzione della forza che si vuole impartire alla bevanda.
Si può conservare, pronto, alcuni giorni in frigo e riscaldarlo prima dell'uso.
Trattandosi di una bevanda eccitante, anche se in maniera lieve, è bene non consumarla la sera prima di dormire o in caso di pressione arteriosa troppo elevata.
Ogni bustina si può comunque riutilizzare almeno una seconda volta, con solo metà dose d'acqua, il che non guasta per ammortizzare la spesa della miscela che non è proprio economica.

La pianta del Loto (Nelumbo nucifera), che cresce spontaneamente nei laghi e negli stagni, in Giappone, produce una radice che ha delle grandi cavità interne (vedi qui) grazie alle quali ha una grande capacità di assimilare liquidi e rielaborarli in linfa ricca di sostanze nutritive.
Queste radici vengono raccolte duranti i mesi invernali quando sono più cariche di succhi e sono quindi essiccate e tagliate o polverizzate.
Ha un eccellente potere rafforzativo sulle vie respiratorie, i polmoni e l'intestino crasso (che in macrobiotica sono strettamente collegate) e si presta dunque benissimo per smaltire accumuli di muco che ristagnano in entrambi questi organi.

Per questo rimedio si deve quindi preparare un tè mu con acqua bollente e con radice di loto fresca (è difficile da reperire ma so che a Milano, in via Rosmini, si trova) oppure secca (disponibile tagliata a rondelle) o in polvere (spesso miscelata con una piccola aggiunta di zenzero che ne accentua le proprietà: ).

Se avete la radice fresca, ne grattugerete un pezzo (5cm ca) raccogliendo e filtrandone bene il succo (grattugiatela sopra un colino e poi potrete schiacciare agevolmente la polpa con un cucchiaio. Unite lo stesso volume di acqua e bollite piano piano, coperto, per 7 minuti con la bustina del tè mu, con un pizzichino di sale. Lasciate raffreddare e bevete.
Potete anche prepararne un poco di più e tenere il liquido in frigo per un paio di giorni per continuare la cura, riscaldandolo opportunamente il necessario, prima di consumarlo.
La radice secca va invece lasciata in infusione 15-20 min prima di essere bollita come sopra
I pezzetti di questa secca poi possono essere anche mangiati o riutilizzati in un'insalata, una minestra, ecc. 
Nel caso si usi invece la polvere si prevedano 2 cucchiaini per una tazza di liquido.



 

4° rimedio: LATTE DI RISO E RADICE DI LOTO (se il precedente non funziona ancora)
Il procedimento è lo stesso del 3° rimedio utilizzando però il latte di riso al posto dell'acqua o il tè.


Applicate questi rimedi al bisogno, anche per un paio di volte al giorno, ma in dosi minori e più diluite nel caso di bambini (al di sopra dei tre anni); nessun controindicazione invece per il primo rimedio, che è il più blando.
Usateli lontano dai pasti (evitando latticini, e zucchero, ovviamente), con regolarità, fino a miglioramento o per 7-10 gg.



lunedì 13 febbraio 2012

Il cibo del bambino e le invasioni barbariche di farina 00 - (i miei biscotti Diana alle mele)




C'è ancora qualcuno che non conosce questo saggio omino del filmato qui sotto?
Grazie a più di un reportage di Report, su Rai3, in moltissimi sono fortunatamente venuti a conoscenza del sapere del dott. Franco Berrino (Capo Dipartimento Medicina Preventiva e Predittiva, Direttore S.C. Epidemiologia Eziologica e Prevenzione Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori) e dei progetti che sta portando avanti.
In una recente trasmissione di Daria Bignardi (visibile qui) molti lo hanno pure trovato antipatico, confrontato alla morbida strabordanza di Allan Bay o all'immagine trendy di Spiros e Marco Bianchi, presenti in studio.
Il dott. Berrino non piace perchè dice delle verità nude e crude. Certamente il suo stile di comunicazione non è dei più seducenti, ma di fatto è l'essenza di ciò che dice che risulta molto scomodo! Personalmente credo del resto che se dicesse le stesse cose con toni più edulcorati neppure verrebbe preso in considerazione.

Quando in studio nella sopracitata trasmissione ha detto che la farina 00 fa male ed è il peggiore veleno di questi tempi credo intendesse semplicemente far ragionare su come la farina raffinata sia diventata una polvere quasi inerte, priva di valore nutrizionale, ma anzi carica di incognite: nei decenni è diventata di gran uso solo per la sua più facile conservabilità, rispetto a quella integrale. Le tignole (le farfalline della farina) non trovano attrazioni infatti in una polvere così ripulita. Fateci caso, le troverete in altre farine nella vostra dispensa e soprattutto nei cereali, ma nella farina bianca è più facile troviate muffe perchè la maggior parte della farina che mangiamo (anche utilizzata per fare la pasta "made in italy") è di provenienza estera di cui noi consumatori non conosciamo la qualità nè la tracciabilità.
Importiamo il grano da Grecia, Ucraina e fin dall'Australia, con viaggi anche di 48 gg, in stive di navi enormi che ne portano fino a 55000 tonnellate (il che significa 1500 autotreni!).
Una volta scaricato, (2 milioni di tonnellate di grano all'anno che arriva così, in Italia) staziona in capannoni anche per un anno, aspettando il momento in cui una grande regia internazionale ne decreta la vendita per bloccare il prezzo del grano italiano e la conseguente difficoltà dei suoi produttori.
Per accertarvi che quanto vi dico non è mia fantasia: guardate QUI questo link interessantissimo

Inoltre la farina 00 provoca un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell'insulina, fenomeno che nel tempo induce l'organismo ad accumulare maggiormente grassi, con un conseguente indebolimento che lo rende più facile bersaglio di molte malattie.
E' risaputo che il massiccio sviluppo di intolleranze al frumento è inoltre imputabile anche all'abuso di prodotti realizzati con farina di bassa qualità, ogm o trattata con pesticidi.
E' auspicabile dunque non utilizzare solo farina bianca raffinata, ma impiegare nelle nostre ricette anche quella integrale, ma biologica (per evitare i pesticidi del tegumento) e possibilmente di origine locale.
Chi può dunque se la macinerà in casa, oppure sarà bene reperirne di pronta, purchè di buona qualità bio ed integrale.
Sarà buona e sana abitudine comunque imparare a consumare i cereali anche in chicco, in preparazioni sia salate che dolci (senza zucchero).

Ritornando al dott. Berrino, attraverso la Cascina Rosa, ha dimostrato la validità delle linee guida dell'alimentazione macrobiotica nella cura e nella prevenzione delle mlattie oncologiche.
Macrobiotica non significa solo cura e dieta rigida restrittiva, come chi non è ben informato crede, ma è una consuetudine alimentare, che una volta studiata, insegna a sapersi concedere un po' di tutto.
Berrino non se ne sta solo barricato in ospedale ad occuparsi di patologie oncologiche, o a "gufare", come qualcuno ha detto, in televisione, ma fa vera prevenzione: esce e va a parlare spesso con la gente, incontra le famiglie, racconta come fare la spesa, cosa cucinare ai pasti, e soprattutto insegna ai genitori come alimentare i bambini in modo sano e naturale.
Io reputo che non abbian senso i divieti e che ognuno di noi sia libero di scegliere, ma ciò che è fondamentale è che tutti siano informati davvero su ciò che acquistano e mangiano!
In questo interessante filmato potete avere un assaggio di una delle sue tante conferenze (e qui potete trovare il calendario degli incontri, per chi vive nel milanese e fosse interessato).





In particolare parlando di colazione, per i bambini (ma ovviamente i genitori saranno i primi a dover dare l'esempio!), trovo molto confortante sentire parlare anche lui di: crema di cereali integrali (vedi qui), porridge, muesli, pane integrale (lievitato con pasta madre) con tahin e marmellata senza zucchero e qualche dolcetto al forno semplice, il che significa senza zucchero, uova, nè burro, come i dolci di Cobrizo e ad esempio anche i biscotti Diana.

Non avevo ancora provato questi ultimi. Allora ho cercato in rete e ... detto, fatto! In tre quarti d'ora erano pronti.
Questa è la mia versione, ritoccata.

Biscotti Diana secondo Cobrizo:
90 gr di farina di kamut integrale bio (oggi in dispensa avevo questa, ma andrà bene ugualmente di grano o di farro integrale bio)
90 gr di fiocchi di cereali misti bio (di cui una manciata rimarrà integra e la restante andrà macinata fine)
80 gr di mandorle bio (di cui una manciata verrà tagliata a coltello mentre la restante andrà macinata fine coi fiocchi)
40 gr di semi di girasole
100 gr di latte di soia (o di riso) non zuccherato
30 gr di uvetta bio
2 mele (le mie medie avevano un peso totale di 520 gr ca, ancora intere)
un cucchiaio di cremortaro
qualche pezzetto di buccia di arancia non trattata
un pizzico di sale

Mescolare la farina coi fiocchi, le uvette, i semi e le mandorle a pezzi e in farina. Aggiungere il pizzico di sale e le zeste d'arancia.
Grattugiare le mele sbucciate con una grattugia a fori grossi e unirle all'impasto insieme al latte.
Con il frullino ad immersione frullare sommariamente l'impasto per renderlo un po' più fluido (ma non del tutto), quindi unire il cremortartaro, mescolando bene.
Porzionare l'impasto a cucchiaiate, ben distanziate, sulla leccarda, coperta da carta da forno.
Cuocere in forno caldo, a 180° per 25 minuti, dopichè rimuoverli dalla teglia e metterli sulla griglia e ripassarli in forno caldo, ma spento, ancora per 5 minuti per asciugarli ancora un po' dall'umidità della mela.
Sono croccanti fuori e rimangono morbidi dentro.
Si conservano qualche giorno in una scatola di latta.
Sinceramente non mi sono piaciuti tantissimo per consistenza, anche se apprezzo il sapore e sposo ovviamente il principio, che è lo stesso dei dolci di questo blog. Li devo riprovare a fare.
Intanto vi consiglio ad esempio questa torta qui o questa o questa, sempre senza zucchero, nè uova, nè burro.



Ora continuate pure a dire che i biscotti e le merendine del supermercato son più buoni, però sapete che c'è un'alternativa (che non deve essere necessariamente questa di Diana o di Cobrizo), e soprattutto ne conoscete il perchè. :-)


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venerdì 10 febbraio 2012

"Chi pesca in fretta, spesso piglia dei granchi."


"Chi pesca in fretta, spesso piglia dei granchi."
Piglia granchi o baccalà? :-)
Son rientrata in casa dalla spesa con dello stoccafisso acquistato in tutta fretta convinta di avere pure delle patate o qualcosa con cui creare un piatto.
Invece ho aperto il frigo ed avevo solo finocchi, sedano e porri.
Mumble mumble.... in tutta fretta mi sono inventata questa!
Vi assicuro però che, al contrario di ciò che racconta il proverbio del titolo, l'esperimento è riuscito, superando anche l'assaggio di Giacomo e della nonna, che passava da queste parti, solitamente molto scettica nei confronti delle novità e ancor più da quando sono macrobiotica.

800 gr di stoccafisso ammollato
un pezzo di sedano rapa fresco (sarà stato di 200 gr scarsi) o sedano in coste in altra stagione
2 porri piccoli (verde compreso, per ca 200 gr) o cipollotti novelli c.s.
3 cucchiai di olio e.v.o.
una manciata di pomodori secchi tritati (sostituibili con olive e/o capperi, proporrei)
mezzo limone non trattato, tagliato a spicchi
1/2 litro di acqua
2 cucchiai di pangrattato
1 spicchio di aglio
alloro e timo freschi
sale nero delle hawaii (o sale normale)

Frullare i porri, l'aglio e il sedano con l'acqua, insieme ad un bel pizzicone di sale.
Mondare lo stoccafisso, togliendone pelle e lische e tagliandolo a pezzetti.
In una teglia disporre la polpa di pesce, oliarla con un cucchiaio d'olio, mescolandola bene.
Irrorare con il "frullato" di verdura.
Guarnire con gli spicchi di limone e i pomodori secchi a pezzetti, premendoli un poco verso il fondo in modo che ne sian ben nascosti, altrimenti bruceranno facilmente (le foto sono precedenti la cottura).
Condire con un filo d'olio, l'alloro e il timo e un po' di sale nero delle hawaii (ovviamente facoltativo il nero).
Porre in forno a 180° per un'ora o q.b. finchè si asciughi.
Poco prima della fine cospargere con il pangrattato e gratinare un poco sotto il grill.




Noi lo abbiamo mangiato con la polenta e dei finocchi al forno, ma le patate (che io non avevo, ma voi, brave e previdenti massaie, sicuramente sì) andranno benissimo.
Migliora se preparato in anticipo, come spesso accade per il baccalà.


lunedì 6 febbraio 2012

La sana "lasana"



La sana lasana? *
Da queste parti neppure la lasagna è normale. E ti pareva?
Ovviamente per la sfoglia potete operare come preferite: io per mancanza di tempo questa volta ho optato per una sfoglia fresca pronta, senza uova (che non richiede precottura)
Per i vegan basterà inoltre omettere l'aringa, ma in un'ottica macrobiotica la consiglio per l'apporto di vitamina B12.


3 finocchi
un litro di latte di soia
80 gr di farina di riso
un cucchiaino di dado vegetale
3 cucchiai di olio di mais o girasole
stimmi di zafferano o una bustina di zafferano in polvere
1 spicchio aglio
20-30 gr di pinoli
le barbe verdi dei finocchi
un'aringa affumicata (da omettere, se volete una lasagna vegan)

Lavare, mondare ed affettare sottilmente i finocchi con la mandolina.
In un cucchiaio d'olio evo appassire i finocchi con l'aglio e l'acqua necessaria perchè siano morbidi. A fine cottura aggiungervi lo zafferano stemperato in appena un goccio d'acqua tiepida.
Preparare normalmente la besciamella con il latte di soia, la farina di riso, il dado vegetale (fatto in casa) e l'olio. Una volta pronta, e raffreddata un poco, unirvi le barbe verdi tritate dei finocchi.
Tostare i pinoli. Tagliare a cubetti minuti l'aringa, sfilettata e ben pulita dalla lisca.
In una pirofila alternare pasta, besciamella, finocchi, pinoli e aringa a pezzettini proseguendo così fino ad esaurimento degli ingredienti, come per una normale lasagna.
Terminare con uno strato di besciamella, qualche pinolo e ancora una spolverata di barbe.
Passare in forno caldo per 20-30 min ed eventualmente ancora per qualche minuto finale sotto il grill per colorare la superficie.


* Sembra che il termine lasagna derivi dal latino laganum, discendente dal greco làganon: pentola. Da qui lasanea e poi lasana, ovvero pasta cotta in pentola.




giovedì 2 febbraio 2012

Bianco per contorno

No, non parlo di neve.
Questo invece sì che è solo un contorno (rispetto a questo, intendo)...
Semplicissimo, ma in questa forma forse appetibile anche a chi solitamente non apprezza la solfurea Brassicacea.
Purè di cavolfiore.
Anzichè il latte vaccino e il burro, opto per un buon latte di soia ed il tahin che non fornirà solo grassi insaturi di buona qualità, ma pure un buon apporto in calcio (è ricco anche di vitamina E, vitamina B e di numerosi sali minerali come ad esempio il magnesio che lo rendono particolarmente interessante nel controllo della sindrome premestruale, ovviamente se utilizzato nella giusta misura, visto il suo apporto calorico).
Consigliata una passeggiata (con viso e capo scoperti almeno per 15 min) al sole, dopo, per produrre vitamina D che favorirà l'assorbimento del calcio assimilato. ;-)
Facile no?






un kg circa di cavolfiore (deve essere bello bianco e senza macchie per essere fresco, con le foglie ancora richiuse su se stesso)
circa un dl di latte di soia non zuccherato (o q.b.)
un cucchiaio di tahin (oppure un cucchiaio di semi di sesamo o di mandorle senza pellicina, tostati)
un'idea d'aglio, se gradito (in questo caso io uso quello secco in polvere vista la cottura prevista solo a vapore) oppure il più classico pizzico di noce moscata
sale

Cuocere a vapore il cavolfiore (io uso la pentola a pressione).
Frullarlo con il minipimer (oppure, ancor meglio, col Bimby, che vi regalerà una consistenza finissima e leggera) dopo aver aggiunto il tahin (o il sesamo o le mandorle), il sale ed eventualmente l'aglio o la noce moscata.
Continuare a frullare unendo a filo il latte fino ad ottenere la densità desiderata.
Con il cavolfiore ben caldo, il latte andrà bene anche solo a temperatura ambiente.


Io l'ho servito con un pizzico di gomasio alle alghe.





altre idee cobrizolose con il cavolfiore?

marolleddus con cavolfiore ed yogurt

gnocchetti con cavolfiore e tè Matcha

cavatelli fatti in casa con cavolfiore ed alghe Hizichi

pasta al forno con cavolfiore, zucca e Genmaicha