giovedì 26 settembre 2013

La Sacher dispettosa. - Continuiamo così. Facciamoci del male. -

Mi ha chiesto una torta speciale.
Una Sacher, voleva il ragazzetto, per un'occasione speciale. 
Quando la mangia di pasticceria mi dice che è troppo dolce, poi mi chiede se la so fare e cosa c'è dentro.
Uova, burro, zucchero, cioccolata, recito.
E' stato più forte di me: ho deciso di farla di testa mia, però, perchè... tra noi due non so chi sia il più testone.
Io non amo fare i dolci (in generale; poi qui ci sono anche tutte le mie altre particolari menate a riguardo).
Se dovessi pensare ad un paragone, è per me come usare l'acquerello in maniera canonica: dopo poco mi stufo e mi spazientisco.

Fortunatamente sono seguite preziose consultazioni notturne online che mi hanno fatto salvare la faccia.
Grazie Barbara. La tua ricetta è stata provvidenziale!



Eri eccitatissimo davanti alla tua torta.
Sei rimasto senza parole quando ti ho detto, dopo l'assaggio, che non c'erano uova, nè zucchero, nè burro. Eri in brodo di giuggiole.
- Non me la scorderò mai - hai aggiunto. - E' più buona di quella della pasticceria. Grazie. -
Io non scorderò mai queste tue parole, ma soprattutto la luce dei tuoi occhi per una torta così semplice.
Grazie a te Giacomo, per la capacità che hai di credere e meravigliarti, quando ti concedi il tempo e la pazienza di cercare a fondo nelle piccole cose, scoprendo che esiste sempre un'alternativa.



A tre anni quando mi hai chiesto di vestirti a carnevale da cuoco.


E questi siamo noi, dopo 9 anni di carezze, meraviglie, baruffe, scontri, urla, musi ed abbracci.
Tanti auguri pidocchio.



La ricetta è esattamente quella di Barbara, in tazze.
Qui io la riporto solo specificando le quantità in grammi solo per mia comodità, perchè so già che la prossima volta mi sarò già dimenticata la tazza che ho utilizzato ed il grado di approssimazione è sempre rischioso.
Ovviamente voi invece potete scegliere la tazza di base, come unità di misura, che preferite.
Fatela il giorno prima, con calma e conservatela un giorno in frigorifero. I sapori si esalteranno a meraviglia.


per 10 persone:
2 tazze di farina, la mia 0 (io ne ho usato 400 gr)
1 tazza di buon cacao (75 gr)
1 tazza di malto di riso (340 gr)
1/2 tazza di olio di semi di mais (150 gr)
1/2 tazza di succo di mela (170 gr)
30 gr di cremortartaro
un vasetto di marmellata bio di albicocche senza zucchero; la mia era dolcificata con polpa di mela (320 gr)
un pizzico di sale
ho aggiunto una puntina di semini di vaniglia
150 gr di buon cioccolato fondente bio a 70% per la copertura


Accendere il forno statico a 140°.
Mescolare insieme tutti gli ingredienti secchi e separatamente tutti i liquidi.
Unire i liquidi ai secchi e mescolare bene con una frusta.
Versare in teglia da 24 cm oliata ed infarinata (meglio se con cerchio apribile). Infornare per 25 minuti, quindi alzare la temperatura a 160° e cuocere per altri 20 minuti.

(Questo, mi ha insegnato Barbara, farà lievitare la torta uniformemente senza farle fare una gobba a vulcano, con tanto di crepa, sulla sommità. Meravigliosa amica, funziona eccome!)

Nel caso risulti ancora bagnata alla prova stuzzicadenti, alzare il forno a 180° e cuocere per altri 5-7 minuti .
Lasciar raffreddare c-o-m-p-l-e-t-a-m-e-n-t-e.
Tagliare a metà e farcire con la marmellata di albicocche.

La glassa solitamente è fatta con il fondente mescolato a burro e/o panna oppure ad uno sciroppo di zucchero.
Ovviamente ho preferito non utilizzarli, vista la ricetta. Miravo pure a non avere comunque una glassa troppo rigida e croccante, rispetto all'impasto, come sarebbe accaduto nel caso avessi usato solo cioccolato fuso.

Quindi ho sciolto il cioccolato a bagnomaria a fuoco dolce.
Vi ho aggiunto un paio di cucchiai di olio di mais ed altrettanti di panna vegetale (ne avevo di miglio da terminare, ma andrà bene quella di riso o quello che preferite; il sapore non inciderà sul risultato finale).
La consistenza ed il sapore finale andavano bene, ma la glassa non è rimasta lucida, nè facile da stendere, impedendomi di potervi scrivere sopra.
Ecco, su questo punto insomma, dovrei migliorarla.
Avete suggerimenti?

E' però davvero buonissima, anche se, va bene, non è più una vera Sacher.



- Continuiamo così. Facciamoci del male. - 
:-)
 

venerdì 20 settembre 2013

Arrivederci, amico mio, arrivederci.


« Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Mio caro, sei nel mio cuore.
Questa partenza predestinata promette che ci incontreremo ancora.
Arrivederci, amico mio, senza mano, senza parola.
Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli.
In questa vita, morire non è una novità, ma, di certo, non lo è nemmeno vivere. »

Sergej Esenin




 Io resto a disegnare, te l'ho promesso.




mercoledì 18 settembre 2013

Lotta creativa

Era proprio settembre, ma del '99 ed io per la prima volta prendevo in mano una tela.
Da sola, non sapevo proprio da dove cominciare. Purtroppo a scuola non mi avevano mai insegnato neppure a mescolare i colori. 
Non so dire perchè, - io in Messico purtroppo non ci sono mai stata - ma dipinsi una versione ridotta del murale di Rufino Tamayo: "Quetzalcóatl y Tezcatlipoca", la lotta cioè tra il giaguaro ed il serpente piumato, (l'originale è conservato nel Museo Nacional de Antropología, a Città del Messico).
Poi per pudore la nascosi dietro ad un armadio e lì rimase fino a quando un'amica a me molto cara l'intravvide per caso, una sera - una sera speciale, allietata da un vino speciale...
Negli anni qualcuno mi chiese anche di acquistarla, ma non fui proprio capace di liberarmene.
Per tanti anni non disegnai nè dipinsi più, ma tutt'oggi, che abbiamo cambiato anche casa, questa tela mi fa ancora compagnia. 
Da qualche mese vi pasteggiamo proprio accanto.




Quetzalcóatl y Tezcatlipoca ... e Salvia.


Non la trovo aggressiva, nè inquietante, ma solo particolarmente energica.
A distanza di tutto questo tempo, ora mi sembra che quel conflitto, come per il mito che rappresenta, abbia davvero anche per me il significato profondo di creazione. 
Una lotta creativa.
Ne sono affezionata tanto per questo.

Oggi ho saputo che una mia illustrazione è stata selezionata per una mostra che amo particolarmente, ma a cui non avevo mai partecipato.
Si tratta della Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'Infanzia di Sarmede (Tv), dedicata quest'anno proprio alle fiabe del Messico.
Potrei starmene zitta, perchè è una piccola cosa, ma questo blog raccoglie tantissime delle mie emozioni. Allora vi dico: la lotta continua, ma io sono felice. Tanto.
- Muchas gracias! -









"Tranquilidad aparente"
 (studio)



mercoledì 11 settembre 2013

Nutella o Nocèlla?



Era da un po' che ci pensavo. In realtà è una cosa semplicissima da farsi, ma proprio per questo forse rimandavo sempre.
Ma ecco che a settembre Salutiamoci parla di nocciole e allora non potevo proprio aspettare oltre!
Ora qui il forno si riaccende senza problemi, visto il calo di temperatura.
Si fa il pane... e allora andiam pure di nutella fatta in casa.
Chiamiamola così, concedetemelo, giusto per capirsi. Trattasi comunque di crema spalmabile di nocciole e cacao.
Buonissimissima.


300 gr di nocciole sgusciate tostate bio (ma non usate quelle appena raccolte fresche)
300 gr di malto di riso * (la dose è molto soggettiva: potete anche diminuire oppure aumentarla fino a 400 gr per un gusto più dolce raggiungendo un ideale compromesso per chi vuole "disintossicarsi" dalla nota crema commerciale)
50 gr di cacao amaro di ottima qualità
10 cucchiai di olio di mais bio (si potrebbe anche evitare, ma certamente conferisce maggiore cremosità e facilita l'emulsione - voglio provare anche a sostituirlo con il burro di cacao)
150 gr di latte di soia non zuccherato
un cucchiaino scarso di polvere di vera vaniglia  (no vanillina)
un pizzichino di sale

* perchè è meglio evitare lo zucchero qui

Tritare finissimamente le nocciole a farina (questa è l'unica difficoltà e in questo senso vi aiuterà solo un tritatutto serio, da azionare ad intermittenza per non surriscaldare l'olio delle nocciole).
Unire il latte vegetale, l'olio, il cacao, la vaniglia ed il sale ed emulsionare ancora.
Dolcificare col malto mescolando ancora molto bene.
Invasare e conservare in frigorifero.
La dose è per due vasetti grandi e due piccoli.



Con questa crema ho farcito queste tortine.
Non sto a scrivervi la ricetta perchè io ho dovuto usare un mix di farine glutenfree che ne ha fatto gusci non molto belli.
Voi invece scegliete la vostra frolla preferita, - avete la vostra ricetta jolly per la crostata che non vi delude mai, no? - farcite (prima o dopo la cottura, come preferite), decorate e poi sappiatemi dire.


Lo sapevate?
Da parecchi anni a questa parte gli alberi di nocciole vengono trattati massicciamente con l'endosulfan (cos'è qui) per debellare una specie di cimici che attaccano i frutti, compromettendo interi raccolti.
Questo composto chimico, della famiglia dei cloroganici che agiscono bloccando il sistema nervoso delle cimici, è stato autorizzato anche dal Ministero Italiano, per ovviare ad una pressante concorrenza operata dalla Turchia e dall'India, grosse produttrici di nocciole che già ne facevano uso sconsiderato.
Nonostante si parli della proposta di un suo ritiro dal commercio dalla metà del 2012, (con una proroga però per alcuni utilizzi per 5 anni aggiuntivi), perchè antiparassitario della famiglia del DDT dichiarato come molto tossico, l'endosulfan è tuttora presente nella stragrande maggioranza delle nocciole in commercio.
Pensate ora all'uso che viene fatto delle nocciole, per esempio, in pasticceria e gelateria: forse meglio utilizzarne meno, ma, se possibile, di qualità biologica!

Cercate altre idee cobrizolose con le nocciole?

Fregola sarda con sedano rapa, fichi e nocciole
Ravioli bicolor con tofu e nocciole



Tutte le ricette con noci e nocciole sono raccolte da Sabrina di Les madeleines di Proust fino alla fine di settembre.

venerdì 6 settembre 2013

La mia Venezia, tra calli e pennelli

Venezia.
Ancora una volta.
La ritrovo ogni volta, ma ogni volta vi scopro qualcosa di nuovo o che invece avevo scordato.
Ho sempre amato ed odiato questa città per la sua singolare capacità di esasperare lo stato d'animo che si possiede mentre la si percorre. Non per "la risposta che dà a una tua domanda", come avrebbe detto forse Calvino, ma per il suo rispondere invece con un'altra domanda, alla tua.
In un labirinto di tali quesiti non ci si può che arrendere e proseguire il percorso ad istinto, con fiducia e pazienza, ma non senza perseveranza.
Sì, così per calli e campielli, proprio come per matite e pennelli.

Venezia è incantevole, magica, romantica, seducente, lo sappiamo tutti, ma anche stagnante, lenta, dolorosa, fané come sa risultare una vecchia attrice di teatro.
Da piccola vi ho versato le prime lacrime a causa dei piccioni che avevo paura di chiamare sulle mie manine a mangiare i chicchi di mais, da grande ci ho vissuto i miei studi tormentati, le amicizie affascinanti, qualche amore assurdo. 
L'ho odiata durante gli ultimi anni di università. La puzza, l'umidità, i turisti... ma poi ho voluto rinconciliarmici, decidendo pure di sposarmi lì. Due montanari in gondola, quasi un paradosso, no? :-) (anzi, non fate l'errore di snobbare la gondola, come ho fatto io per anni: anche fosse solo per un quarto d'ora, è impagabile la prospettiva restituita dal filo dell'acqua!)

La matita, a Venezia, l'ho sempre usata pensando che da grande avrei fatto l'architetto, ma la mia mente ed il mio cuore erano evidentemente sempre altrove, considerate le modalità con cui avevo operato quella scelta.
Quando di recente ho fiutato la possibilità di poterci tornare a disegnare invece finalmente con ben altro intento, con l'insegnamento di una brava illustratrice come Anna Castagnoli, non ho avuto titubanze.


Ci son stati momenti grigi... 

(le foto fatte col cellulare son quel che sono, pardon)


e di vivo colore...


 Matite e pastelli colorati si son mescolati sotto le mani di Anna.


Poi si son aggiunti brindisi, bigoli e girasoli...


  nella leggerezza e la profondità del blu, fuori...


ed il denso caos creativo, dentro.

...

Disorientata, ho "bighellonato" tra stili e tecniche diverse che sentivo dapprima stranieri.
Mi sono arresa poi alla corrente, con fiducia, e mi sono ritrovata questa donnina tra le mani.




- Ecco. Perchè vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo.
E' la matita ad un certo punto a decidere il suo percorso. -  ho pensato rincuorata.


Grazie Anna, per la tua innata comunicatività, la freschezza, il sorriso.
Ho trattenuto nel mio cuore la professionalità che hai nel comunicare la passione verso il tuo mestiere, senza nasconderne la fatica, la solitudine ed il dolore quotidiano che questa ricerca comporta. 
Agli occhi dei più sembrerebbe forse che avere a che fare con fiabe e colori sia davvero sempre e solo una favola, ma sappiamo bene che non è così!
I moti dell'anima non sono sempre dolci e gioiosi.
Comunicarcelo ogni tanto in un abbraccio, giallo come un girasole, fa davvero bene e aiuta a vedere meglio, più in là...
Grazie anche a tutti i compagni di questa maratona.



Del blog di Anna avevo già parlato qui

Altri momenti veneziani qui