Quando ho deciso di aprire questo blog (nel 2008) e cercavo un nome, mi trovavo seduta al mio tavolo da disegno, accanto al cavalletto e ai colori. In quel periodo non disegnavo e dipingevo da un po'... ma l'occhio mi è caduto su un tubetto di "emulsion extrafine", n. 201, tonalità rame perla, definito anche in altre lingue iridiscent copper, cuivre perlé, perlkupfer e, appunto, cobrizoperla.
[Di lì a poco realizzai che la coincidenza era calzante, visto che lungo il tragitto ho iniziato anche a giocare con certe perle ... ]
E così... fu.
Cobrizo, per i lettori e comunque Roberta, per tutti.
Ma vi prego, no, non Cobrizio, Combrizo, Corbizo...
Questa è una storia di Lorella Rotondi sull'amicizia: la storia di Zaf e Rano, uno zanzarone bello grosso e un rospo grasso grasso. Vivevano sulle colline fiorentine. Ora non sto a raccontarvela tutta, ma io, le colline, me le immaginavo così e questa è una delle mie tavole di prova...
Vecchia e semplicissima ricetta tradizionale, mio vecchio disegno, ma piatto sempre sull'onda. (o meglio all'onda? ;-) anche se non è un risotto)
600 gr di zucca soda e dolce 300 gr di riso vialone burro freschissimo 80 gr (per me un goccio d'olio evo) parmigiano grattugiato gr 50 (per me lievito a scaglie) sale e pepe qb
Tagliare la zucca a cubi irregolari, della grandezza circa di una noce. Porre sul fuoco una casseruola con mezzo litro di acqua salata; a bollore raggiunto tuffarci la zucca e dopo 3-4 minunti unirvi il riso. Mescolando sovente portarlo a cottura unendo altra poca acqua calda salata se il riso dovesse asciugarsi troppo. La zucca non si disferà ma resterà a cubetti. La ricetta classica lombarda prevede la mantecatura classica con burro e parmigiano, come fosse un risotto. Io opto invece per una versione macrobiotica con olio extravergine d'oliva e lievito.
(ispirazione da Le Ricette regionali italiane di Anna Godetti della Salda)
...e disegnando risi e risetti, decisi di scrivere una mia storiellina, per avere il pretesto per continuare a disegnare (evidente qualche rimando alla Divakaruni)... e giocare sul tema riso = risata.
TILO E LA MAGIA DEL RISO
Tilo sedeva al tavolo della cucina. Ancora una volta sfogliava il suo diario, raccolta minuziosa di appunti presi durante i suoi viaggi: foto di vetrine incantevoli, menù rubati da ristoranti esotici, indirizzi segreti di drogherie e pizzicagnoli fornitissimi, ricette antiche carpite con qualche moina a maghi del sapore, altre strappate furtivamente da ogni sorta di rivista, dosi per composizioni quasi alchemiche di pietanze prelibate, bustine di spezie colorate rare e profumatissime... Ed accanto tutte le sue note, le correzioni, i commenti annotati sul posto o più tardi appuntati, nel corso del tempo, una volta ritornata a casa.
Tilo, conoscendo profondamente l'essenza delle cose, sapeva intuire anche quella delle persone ed indovinare i loro pensieri, i loro desideri. Solamente tanta cura e dedizione, tanta abilità e perseveranza in cucina facevano della sua arte un piacere indicibile che, se pur fugace, ad ogni piatto deliziava anche i più scettici.
Ora doveva assolutamente preparare un'altra delle sue ricette per rievocare quelle atmosfere magiche impresse nella geografia della sua mente: profumi caldi e densi, colori corposi e selvaggi d'altre terre... I suoi nuovi ospiti si sarebbero abbandonati mollemente senza mai intuire il suo sottile incantesimo, ma solamente percependone inconsapevoli gli effetti...
Riso alla Yanchow, pollo al riso di Honan, riso speziato al cocco, biriyani di pesce, basmati allo zafferano con le verdure, pollo tandoori con chutney di mango, riso dolce al latte e pistacchi, budino di riso con datteri e cioccolato, latte di riso e vaniglia...
Tutte varianti intorno al tema del riso. Per questo motivo, per tutti, la sua era diventata la casa del riso.
La magia si rinnovava ogniqualvolta Tilo manipolava questi chicchi bianchi e madreperlati. Dalla polvere impalpabile e setosa del riso che le imbiancava le mani e un poco le velava la vista si sprigionava l'incanto: uno alla volta ricomparivano i folletti suoi complici, insostituibili aiutanti da cucina. Piccoli, accanto alla maestosità della maga, quasi invisibili per dimensione, e per velocità e sicurezza nei movimenti. Fidati ed abilissimi, ciascuno con una caratteristica ed un compito ben preciso. Ciascuno con la migliore preparazione ed esperienza poiché Tilo li aveva singolarmente catturati nei paesi di origine della sue ricette segrete.
Il riso, come una pagina bianca, acquistava il suo colore, il suo colore profumato. Le tinte della tavolozza di Tilo erano le spezie, le sue polveri profumate. Curcuma, halud, il giallo, colore dell'alba, segno di buon augurio. Cannella bruna e dolce per scaldare l'anima. Chiodi di garofano, dolci e pizzicanti gemme della passione. Cumino, appuntito, che protegge dal malocchio. Cacao, antico grano atzeco che annebbia la mente col suo aroma voluttuoso ed invitante. Zenzero, radice di contorta saggezza, pungente e violenta. E ancora finocchio, trigonella, peperoncino, vaniglia, anice, coriandolo...
Gli invitati sedevano intorno alla tavola, rapiti ad ogni boccone da tanta ricercatezza e cura. Il distillato di riso abbondante nelle caraffe rinfrescava le gole stimolate da tanti sapori e rendeva più fluida e rilassata la conversazione. Scoppi di riso seguivano a ruota in un crescendo incontrollabile che solo Tilo sapeva riconoscere come il segnale inconfutabile della sua riuscita. Il più comune ed umile degli alimenti - il riso, appunto - anche questa volta aveva sprigionato il suo potere magico. Nessuno avrebbe carpito il segreto del riso e quello di Tilo, celato dietro al suo luminoso sorriso.
fine
Questa mia storia in seguito è stata impiegata da Probios per i suoi prodotti a base di riso.
I disegni ricordano la Cimatoribus, lo so, perdonatemi, ma sono le mie
primissime illustrazioni, di una vita fa. Da autodidatta, alle prime armi, cercavo dei riferimenti ;-)
Cous cous di pesce(quello nella tavola prevede invece verdura, legumi e pesce)
250 grammi di cuscus (precotto, se non avete voglia di fare la cottura classica in couscoussiera a vapore per tre ore) 1 kg di pesce misto (scorfano, dentici, triglie, orate, gamberi, ecc.) 2 carote, 2 gambi di sedano, 2 cipolle 1 spicchio d’aglio prezzemoloe una foglia di alloro tre o quattro pomodori maturi (tuffati in acqua bollente e pelati, quindi tagliati a dadini) una bustina di zafferano e un pizzico di cannella 50 grammi di mandorle tritate olio extravergine d’oliva (io non uso il burro!) Sale e pepe q.b. peperoncino
Lavare i pesci, diliscarli e privarli della testa. Preparare il brodo mettendo in una pentola i resti dei pesci e ricoprendoli d’acqua. Aggiungervi il sedano, una cipolla tagliata a pezzi e la foglia di alloro. Cuocere per 15 min e, a cottura ultimata, filtrare il brodo e metterlo da parte. Tagliare il pesce a pezzi, soffriggere con l’olio l’altra cipolla, l’aglio ed il prezzemolo tritati. Unire la foglia di alloro, i pomodori ed infine adagiarvi il pesce. Ricoprire con acqua, aggiustando di sale e pepe, e le mandorle tritate. Alla fine aggiungere lo zafferano stemperato in poca acqua calda. La salsa dovrà risultare sufficientemente addensata. Preparare il cous cous secondo le modalità del tipo di semola impiegata. Bagnare, con parte del ragout di pesce il cuscus e disporre sui piatti di portata, quindi condire ancora con abbondante salsa e brodo di pesce. Servire in tavola il restante brodo caldo in una salsiera, in modo che ciascuno possa servirsene a piacere.
Riso fritto alla Yang chow
3 tazze di riso a chicco lungo lessato (patna o basmati) 1/2 tazza di gamberetti lessati un cipollotto a dadini 1/4 tazza pisellini lessati 1/4 tazza germogli di soia 1 cucchiaio olio di sesamo 1/2 cucchiaino sale 1 uovo intero 2 cucchiaini di mirin o sherry 1/4 tazza di brodo di verdura (o l'acqua di cottura dei piselli edei gamberetti) 1 pizzico di pepe 1 cucchiaino di shoyu o salsa di soia
Usando sempre fuoco forte, scaldare il wok ed unire olio e sale. Scocciare dentro l'uovo e mescolarlo velocemente per strapazzarlo. Unire poi il cipollotto, i pisellini, i germogli, ed i gamberetti, versare lo sherry, il brodo e lo shoyu e saltare brevemente Scoprire e mescolare bene velocemente il tutto, decorando con il verde del cipollotto tagliato ad anelli.
Un'altra passione oltre ai colori... il cibo! Questi sono vecchi tentativi scherzosi di coniugare le due cose. Disegnando mi accorsi di quanto mi piacesse il riso. Si nota?
da Wikipedia: La scarificazione è una deformazione cutanea a scopi decorativi e protettivi, legati a volte al culto della magia, talora distintivo etnico-tribale sociale. Attraverso una qualsiasi tecnica si creano una o più cicatrici permanenti su una qualsiasi parte della pelle. (Sono escluse dunque le cicatrici che sono conseguenza di incidenti o di interventi chirurgici.) Oggi la decisione di farsi scarificare (questo post non è assolutamente un invito!) viene presa esclusivamente da chi decide di ornare il proprio corpo ma in secoli passati, soprattutto tra popolazioni tribali, la decisione era presa da un'autorità superiore, senza il consenso dell'interessato.
Voglio sapere: CHI E' STATO Il MIO CAPO TRIBU'?????
Riguardando questa mia vecchia tavola ricordo a mala pena la storia che raccontavo... A distanza di anni mi fa effetto perchè per me "g" ora sta per Giacomo, il mio bambino.
Mio figlio mi ha chiesto se, mettendo le carote nel frullatore, esce un coniglio.
Ops! Credo frequenti della brutta gente che gli mette strane idee in testa, vero Alberto?
;-)
Non c'è un'idea precisa. Sono solo prove di colore... - Chiara forse apprezzerà. - tecnica mista e collage su legno, 2008
"Credo che un disegno abbia ragione di essere se riesce a far succedere una specie di equivoco, se cioe' persone diverse vedono nel disegno cose diverse. Non necessariamente significati, ma cose, che possono sembrare incongrue all'inizio per diventare, lentamente, cose che sono." S. R.
(segue da questo post precedente)
Un'altra immagine per l'articolo sulla tecnica di respirazione olotropica, che si basa su un lavoro di coppia.Si viene invitati a chiudere gli occhi, a rilassarsi e a concentrarsi sul respiro, a renderlo via via più veloce e profondo seguendo il ritmo della musica.
La rivista Psychologies mi ha commissionato alcune tavole per un articolo sulla respirazione olotropica e le fasi prenatali del bambino.
Mi sono dovuta documentare in proposito.
La respirazione olotropica (dal greco holos, completezza e tropein, volgersi verso) è un "percorso verso l'interezza". Un metodo psicocorporeo di sviluppo e conoscenza personale, oltre che strumento terapeutico, che vuole riscoprire il potenziale di guarigione della psiche, attraverso respirazione, musica e movimenti corporei. Elaborata nel 1976 da Stanislav Grof, psichiatra, antropologo, ricercatore cecoslovacco, uno dei padri della psicologia transpersonale, è una tecnica molto diffusa negli Stati uniti, paese in cui Grof si è trasferito all'inizio degli anni 70.
Solo recentemente inizia a essere conosciuta anche in Italia. da Psychologies.it: terapie e metodi
Che effetto fa caricare a ritroso le immagini! Questo è stato uno dei miei primi lavori. 2002 forse? L'ho rivisto a casa di amici, acquirenti ingenui e amorevoli. ;-) E' vero, una volta partoriti ti sembra sempre più inverosimile di averli fatti. Nel bene e nel male. Mi succede anche con mio figlio ;-)
tecnica mista su carta (acrilico, gessetti, pastelli ad olio, collage)
Altrove
Andiamo via, creatura mia,
via verso l'Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
e campi sempre belli.
La luna splende su chi
là vaga contento e libero
ha intessuto la sua luce con le tenebre
dell'immortalità.
Lì si cominciano a vedere le cose,
le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate,
là le canzoni reali-sognate sono cantate
da labbra che si possono contemplare.
Il tempo lì è un momento d'allegria,
la vita una sete soddisfatta,
l'amore come quello di un bacio
quando quel bacio è il primo.
Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,
ma delle nostre speranze finchè saranno ancora belle,
non di rematori, ma di sfrenate fantasie.
Oh, andiamo a cercar l'Altrove