Siamo ritornati in Sicilia dopo quasi vent'anni.
Tanto l'avevo apprezzata allora e tanto la gusto ora mentre la sto facendo scoprire agli occhi vergini ed incantati di mio figlio.
Scendendo da Palermo, dopo Trapani, Marsala, e prima di proseguire per Agrigento e la Valle dei Templi, rammento di essere venuta a conoscenza, per una fortuita coincidenza, di un luogo che ancora non ho mai visitato.
Amo queste preziose chicche meno conosciute lungo i percorsi turistici. Decido così di fare una sorpresa ai miei compagni di viaggio.
Ci rechiamo dunque a Sciacca, al Castello Incantato sulle tracce di Filippo Bentivegna.
Affreschi di Filippo Bentiveglia nel suo umile casolare.
Pare che questi scorci di città fossero un ricordo dei grattacieli americani.
Nato nel 1888, il pescatore Filippo Bentivegna agli inizio del '900 emigrò negli Stati Uniti.
Lì pare che si innamorò di una donna e durante una rissa, forse con un rivale d'amore, fu colpito da una violenta bastonata in testa. A causa di questo pesante trauma fisico e delle collaterali conseguenze che ne derivarono, fu dichiarato inabile e fu rimpatriato.
Senza nessuna preparazione artistica, diede il via ad un'incessante e frenetica produzione di teste umane scolpite nella pietra.
Nel suo piccolo podere sulle falde del monte Kronio, ne realizzò un numero infinito non fermandosi neppure quando il calcare si esaurì, ma proseguendo invece scavando cunicoli nella roccia.
Teste accatastate, affiancate, bifronti...
Filippo viveva isolato nella sua casupola e veniva tristemente deriso dai compaesani che lo denominavano "Chiddu du li testi" e "Filippo lu pazzu".
Alcuni sostenevano che, scavando nella roccia, volesse addirittura raggiungere una vena sotterranea di lava, per dar fuoco al paese di Sciacca e vendicarsi delle malelingue dei Saccensi.
Alcuni sostenevano che, scavando nella roccia, volesse addirittura raggiungere una vena sotterranea di lava, per dar fuoco al paese di Sciacca e vendicarsi delle malelingue dei Saccensi.
Solo alla fine degli anni '60 un collaboratore di Jean Dubuffet ne intuì il valore e lo fece conoscere all'esponente dell'Art Brut che lo inserì meritevolmente nella collezione del Museo di Art Brut a Losanna.
Oggi il suo podere è diventato uno spazio museale all'aperto, il "Castello incantato", che si sviluppa tra ulivi e fichi e si affaccia sul mare.
A chi gli domandò perché scolpisse queste teste, rispose: - Cerco la Grande Madre... Dentro la Terra c'è il seme dell'uomo. -
E io non lo conoscevo... grazie mille Roberta, per le cose belle che viste coi tuoi occhi sono ancora più belle, per le foto, pe i colori e le parole. MI viene voglia di tornare.
RispondiEliminaAlessia
Grazie a te Alessia del commento. Scoprirlo prima di partire da casa è stata davvero una fortunata coincidenza...
RispondiEliminaMi sono chiesta se la pubblicazione di queste foto di viaggio potesse interessare o potesse essere letta solo come segno di ostentazione, ma le tue parole sono una piacevole conferma del contrario. Grazie ancora, Roberta
molto interessante...siamo un paese così ricco che non si finisce di scoprire opere e artyisti...
RispondiEliminagrazie per questa scoperta , spero di poterci andare per godere dal vivo. simonetta
Grazie a te, Simonetta, intanto di essere venuta qui ;-)
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