«Quando ero ragazzino… andavo sempre in piazza San Marco, in piazzetta, a sorvegliare i pittori, a raccogliere la pulitura delle loro tavolozze, raschiata con la paletta… Facevo bottino, tornavo a casa (forse facevo la seconda, la terza elementare) dipingevo con le dita, stendendo… Invidiavo a scuola quelli che facevano quei bei disegni, “inquadrati”, puliti… io invece mi agitavo, sporcavo, segnavo forte». Emilio Vedova
In quella Venezia dove ha abitato e avuto il suo studio per più di cinquant’anni, ora è nata la Fondazione Emilio Vedova. Collocato nei trecenteschi Magazzini del Sale a Venezia prende vita da un affascinante progetto di Renzo Piano del quale il pittore era molto amico.
Se siete a Venezia concedetevi una passeggiata sin lì (l'ingresso tra l'altro è pure gratuito).
In uno spazio lungo più di sessanta metri, dalle maestose pareti in mattoni, verrete affascinati da una sorta di macchina leonardesca, un gigantesco dispositivo robotizzato (simile per funzionamento ad uno skilift) che preleva le grandi opere di Vedova dal magazzino e le presenta allo spettatore in tre serie alternate.
Un genovese e un veneziano insieme, uomini entrambi di mare: “…luce-moto-acqua verso l’aperto… ” in un museo fluttuante, un innovativo spazio espositivo, dove lo spettatore può restare fermo, perché ciò che si muove sono le opere.
Le mie foto rubate col telefonino sono davvero brutte. Voi andateci di persona!
ps: per qualcuno potrebbe essere più piacevole una visita con le cuffiette, per ovviare ai rumori meccanici del dispositivo.
In quella Venezia dove ha abitato e avuto il suo studio per più di cinquant’anni, ora è nata la Fondazione Emilio Vedova. Collocato nei trecenteschi Magazzini del Sale a Venezia prende vita da un affascinante progetto di Renzo Piano del quale il pittore era molto amico.
Se siete a Venezia concedetevi una passeggiata sin lì (l'ingresso tra l'altro è pure gratuito).
In uno spazio lungo più di sessanta metri, dalle maestose pareti in mattoni, verrete affascinati da una sorta di macchina leonardesca, un gigantesco dispositivo robotizzato (simile per funzionamento ad uno skilift) che preleva le grandi opere di Vedova dal magazzino e le presenta allo spettatore in tre serie alternate.
Un genovese e un veneziano insieme, uomini entrambi di mare: “…luce-moto-acqua verso l’aperto… ” in un museo fluttuante, un innovativo spazio espositivo, dove lo spettatore può restare fermo, perché ciò che si muove sono le opere.
Le mie foto rubate col telefonino sono davvero brutte. Voi andateci di persona!
ps: per qualcuno potrebbe essere più piacevole una visita con le cuffiette, per ovviare ai rumori meccanici del dispositivo.
tutte le info QUI
Emilio vedova mi piace molto ma non l'ho mai visto dal vivo. Deve essere emozionante visto che le opere sono gigantesche!
RispondiEliminaCarabrizo, Vedova e Scanavino sono due maestri a cui devo quel poco che ho fatto. Se non ci fossero stati, probabilmente per un periodo della mia vita me ne sarei stato seduto con le mani in mano chiedendomi: cosa mi manca?
RispondiEliminaGrazie del post, mi ha toccato molto.
Spighetta: allora organizzati e fai un giretto! ;-)
RispondiEliminaClaudio: mi credi che stamani mentre scrivevo di Vedova ho pensato a te?
RispondiEliminami sono imbattuta su una citazione di Bataille: "il tragico" - come il negativo - "non si sceglie, si espia".
sì, mi credi...
grazie a te.
Ci sono stata il pomeriggio del Redentore, insieme a Elena (comidademama), mariti e figli...
RispondiEliminaè spettacolare: per le opere, per l'allestimento, per la location unica al mondo.
Aiuto.
RispondiEliminaQualcuno ancora crede nel caso?
Illuuuuuuuuusoooooooooooooooo!
allora Elisabetta non occorre aggiungere altro... se non: peccato non esserci andati insieme!
RispondiEliminascommetto che poi ci è scappato pure un gianduiotto da Nico! ;-)
Claudio: ... però oggi ti è arrivata la giusta ricompensa! ;-)
RispondiEliminaUn tuffo nel passato. I miei studi universitari sembrano così lontani, e quella che girava per musei e chiese restando ogni giorno affascinata da qualche nuova scoperta forse era un'altra persona, diversa da quella che sono ora. Poi però davanti a eventi come questo, sento che non è tutto sopito, ritrovo l'impulso a farmi riconquistare dall'arte. E ritrovo parte di me. Grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaMolto belle queste tele... mi piacerebbe averne una, in qualche angolo della casa, a ispirarmi costantemente queste emozioni che si sono alzate al primo sguardo sul tuo blog. Grazie !
RispondiEliminaNo... spritz al pub vicino alla Guggenheim!
RispondiEliminawow davvero affascinante..già solo a vedere queste poche foto ne sono rimasta colpita!!Daniela B.
RispondiEliminawww.ilcoltellodibanjas.blogspot.com
Koralyn:
RispondiEliminaNon è mai troppo tardi per riprendere per mano quella Koralyn e portarla a zonzo per manina! ;-)
Marilì: penso siamo in tanti che ne vorremmo una in casa, accipicchia!
RispondiEliminagrazie a te.
Elisabetta: ancora meglio! ;-)
RispondiEliminaadesso doppierai con comare Comina, eh? ;-D