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martedì 22 settembre 2015

Un accento sul futuro






Che strana voce grammaticale la prima persona del tempo futuro.
Io farò, io partirò, io conquisterò.
Chi fu il pazzo a inventarla?
Quell’"o" accentato finale, che ridicolo, con quella sicurezza di sé.
Io comprerò, io costruirò, io scriverò.
E se non ce ne fosse il tempo?
Non l’ha calcolata, il padre ignoto della lingua, questa tenue possibilità?
Più decente l’inglese: I shall do, I will do. C’è una intenzione, una volontà, niente di più, non si intende ipotecare il futuro.
Mentre noi! Poveri diavoli, che marciamo con il petto in fuori, gli occhi fissi alle lontananze, e magari a mezzo metro c’è la buca.

(D. Buzzati)



mercoledì 9 settembre 2015

La lingua instancabile del mare





Sono tornata, o almeno così mi dicono, perché in effetti la mia anima astrale sta ancora mangiando arancine nascosta sotto un cappellone di paglia, mentre macina, sognante, chilometri da ovest ad est...
Qui, tra le mie montagne, ho trovato 20° in meno.
Purtroppo i folletti in mia assenza non mi hanno neppure riordinato la scrivania, ma io non me ne curo e contamino gli schizzi lasciati a casa per il libro, coi segni di mare del moleskine tolto dalla valigia.



Figura.

Relitti abbandonati alla risacca, fossili sputati dall’abisso
stiamo su questa spiaggia come dentro l’eternità
culla di venti, cortina di sale che ci fa
invisibili
calcificati sui sassi tiepidi, offerti all’azzurro semicerchio
graffiato da segni che non interpretiamo
occhi negli occhi col chiarore più sfocato e fondo
vetrini colorati sgranano il bagnasciuga, collane
scivolate nelle vene, rianimate
la lingua instancabile del mare ci riempie le orecchie
con la sua trasparenza.

Giovanna Rosadini



lunedì 7 settembre 2015

Filippo Bentivegna, "Chiddu du li testi"

Siamo ritornati in Sicilia dopo quasi vent'anni. Tanto l'avevo apprezzata allora e tanto la gusto ora mentre la sto facendo scoprire agli occhi vergini ed incantati di mio figlio.
Scendendo da Palermo, dopo Trapani, Marsala, e prima di proseguire per Agrigento e la Valle dei Templi, rammento di essere venuta a conoscenza, per una fortuita coincidenza, di un luogo che ancora non ho mai visitato. 
Amo queste preziose chicche meno conosciute lungo i percorsi turistici. Decido così di fare una sorpresa ai miei compagni di viaggio.
Ci rechiamo dunque a Sciacca, al Castello Incantato sulle tracce di Filippo Bentivegna.




Affreschi di Filippo Bentiveglia nel suo umile casolare.
Pare che questi scorci di città fossero un ricordo dei grattacieli americani. 



Nato nel 1888, il pescatore Filippo Bentivegna agli inizio del '900 emigrò negli Stati Uniti.
Lì pare che si innamorò di una donna e durante una rissa, forse con un rivale d'amore, fu colpito da una violenta bastonata in testa. A causa di questo pesante trauma fisico e delle collaterali conseguenze che ne derivarono, fu dichiarato inabile e fu rimpatriato.

Senza nessuna preparazione artistica, diede il via ad un'incessante e frenetica produzione di teste umane scolpite nella pietra.
Nel suo piccolo podere sulle falde del monte Kronio, ne realizzò un numero infinito non fermandosi neppure quando il calcare si esaurì, ma proseguendo invece scavando cunicoli nella roccia.
Teste accatastate, affiancate, bifronti...
Filippo viveva isolato nella sua casupola e veniva tristemente deriso dai compaesani che lo denominavano "Chiddu du li testi" e "Filippo lu pazzu".
Alcuni sostenevano che, scavando nella roccia, volesse addirittura raggiungere una vena sotterranea di lava, per dar fuoco al paese di Sciacca e vendicarsi delle malelingue dei Saccensi.



Solo alla fine degli anni '60 un collaboratore di Jean Dubuffet ne intuì il valore e lo fece conoscere all'esponente dell'Art Brut che lo inserì meritevolmente nella collezione del Museo di Art Brut a Losanna.





Oggi il suo podere è diventato uno spazio museale all'aperto, il "Castello incantato", che si sviluppa tra ulivi e fichi e si affaccia sul mare.








Non volle mai venderne neppure una.
A chi gli domandò perché scolpisse queste teste, rispose: - Cerco la Grande Madre... Dentro la Terra c'è il seme dell'uomo. -







L’arte non viene a dormire nei letti che le hanno preparato, scappa appena si pronuncia il suo nome:
quello che ama è l’incognito. I suoi momenti migliori sono quando dimentica il suo nome. (Jean Dubuffet)



Noi proseguiamo il viaggio verso Est...