Ho trovato le castraure su una barca...
[La barca è realmente un'imbarcazione che si trova a Venezia, attraccata tra il ponte dei Pugni e Campo San Barnaba.
Quel che è affascinante è che in realtà è un vero e proprio negozio di verdura gestito dalla famiglia Tiozzo fin dal lontanto 1947.]
L'altra sera, sotto la pioggia battente, prima di rincasare tra i monti, il richiamo di un mazzo di dieci castraure si è fatto irresistibile, come fossero sirene adulanti in mare.
Teneri, carnosi ma spinosi e di forma allungata, con le brattee di color viola scuro, gli originari dell'isola di Sant'Erasmo, questi particolari articiochi veneziani, un tempo venivano concimati con le conchiglie o i gusci di granchio per correggere l'acidità del terreno. Ancora oggi si proteggono le piantine rialzando piccole montagnole (le motte) di terra dalla parte rivolta al mare.
Che siano ottimi crudi, fritti in pastella, col garbo (cioè rosolati in soffritto di aglio e cipolla e cotti a fuoco lento, coperti, con un goccio di aceto o limone a fine cottura) si sa, ma oggi avevo già il forno acceso per una teglia di altre verdure e ho pensato di ottimizzarne l'uso.
La mia'idea è stata di cuocerli in vaso.
Una volta mondati delle foglie più esterne e spuntate le cime spinose, li ho lasciati interi e conditi con olio, sale, uno spicchio d'aglio in camicia e pepe di sechuan.
Chiuso il vaso (senza guarnizione di gomma, ovviamente), li ho messi in forno per 20 min a 200°.
[La barca è realmente un'imbarcazione che si trova a Venezia, attraccata tra il ponte dei Pugni e Campo San Barnaba.
Quel che è affascinante è che in realtà è un vero e proprio negozio di verdura gestito dalla famiglia Tiozzo fin dal lontanto 1947.]
L'altra sera, sotto la pioggia battente, prima di rincasare tra i monti, il richiamo di un mazzo di dieci castraure si è fatto irresistibile, come fossero sirene adulanti in mare.
Teneri, carnosi ma spinosi e di forma allungata, con le brattee di color viola scuro, gli originari dell'isola di Sant'Erasmo, questi particolari articiochi veneziani, un tempo venivano concimati con le conchiglie o i gusci di granchio per correggere l'acidità del terreno. Ancora oggi si proteggono le piantine rialzando piccole montagnole (le motte) di terra dalla parte rivolta al mare.
Che siano ottimi crudi, fritti in pastella, col garbo (cioè rosolati in soffritto di aglio e cipolla e cotti a fuoco lento, coperti, con un goccio di aceto o limone a fine cottura) si sa, ma oggi avevo già il forno acceso per una teglia di altre verdure e ho pensato di ottimizzarne l'uso.
La mia'idea è stata di cuocerli in vaso.
Una volta mondati delle foglie più esterne e spuntate le cime spinose, li ho lasciati interi e conditi con olio, sale, uno spicchio d'aglio in camicia e pepe di sechuan.
Chiuso il vaso (senza guarnizione di gomma, ovviamente), li ho messi in forno per 20 min a 200°.
I pochi avanzati cotti sono stati frullati e diventati ottima crema per ciò che vi racconterò un'altra volta...
Intanto però se amate i carciofi andate a leggervi questo post !
Racconta racconta ,sono tutta..bocca ;-))
RispondiEliminaSpettacolo, non ho mai pensato di cuocerli in vaso.. ottima idea... baciotto Robby
RispondiEliminanon conoscevo questi carciofi, coltivati sfidando il mare. Dici che con le mammole viene lo stesso? La barca è un po' lontana da qui.
RispondiEliminaGià in giro le castraure? di solito sono raccolte ai primi di aprile! l'anno scorso sono andata alla festa del carciofo di sant'erasmo....che giornata e che posto meravigliosi! te la consiglia come giornata e gita fuori porta!!!
RispondiEliminaciao
Terry
Lol, questo metodo di cottura mi ispira un sacco! Immagino tutti i profumi intrappolati che si sprigionano all'apertura del vaso :D
RispondiEliminasant'erasmo... uno dei miei posto più amati, in laguna, quando vado a venezia se posso vado a dormire lì, emal mattino la passeggiata per andare al vaporetto tra gli orti è una magia..))
RispondiEliminadomanda tecnica: ma ti cuociono in così poco tempo? bah.... io devo fare un discorso con il mio forno :))) o brucia o non cuoce mai..
fantastico Roberta!!
RispondiEliminale 'brunie' sono un bel metodo per cuocere.
Buon week end goloso e coccoloso
bacioni
Lory, devi pazientare: il primo tentativo è stato fagocitato senza darmi il tempo di fare qualche scatto. dovrò duplicare, anche perchè era riuscito bene!
RispondiEliminaVale: non ci vuol nulla! ;-))
Isafragola: se entrano nel vaso! ;-) magari a pezzi o con tempi più lunghi.
Terry: mah, che dirti? non ci son più le stagioni di una volta? ;-))
lo terrò presente!
Gingi: benvenuto/a!
vorrei tanto conoscere di più le isole. mi metti una voglia! magari in primavera potrebbe essere davvero un'idea.
i miei erano piccoli e teneri percui è bastato poco. comunque in questo modo l'umidità rimane nel vaso e non si seccano troppo.
Sandra: brunie? con l'accento sulla u o sulla i? indica il metodo di cuocere in vaso?
RispondiEliminaAzabel: sì, sì. comodo, sano e pulito. ;-)
RispondiEliminaproverò con altri ortaggi.
la mia ignoranza si è concentrata in pochi post! tante parole sconosciute e metodi mai usati Rob, però, articioch è il mio modo di chiamarli in dialetto. castraure? un'altra specie?
RispondiEliminasì, articiochi è il termine dialettale veneziano per i carciofi. castraure è invece questa specie di carciofini, tipici dell'isola di sant'erasmo, l'"orto di venezia". credo siano pure presidio slowfood.
RispondiEliminaChe meraviglia la barca, ha un che di magico fare la spesa lì. Attendo anch'io con ansia la ricetta con la crema di castraure, le adoro!
RispondiEliminaChe meraviglia la barca, ha un che di magico fare la spesa lì. Attendo anch'io con ansia la ricetta con la crema di castraure, le adoro!
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