Sono andata al cinema a vedere "Detachment".
Mi piace molto Adrien Brody. In questo film è un meraviglioso Gaber ammericano, bravissimo e commovente, (attorniato da un cast di gran pregio: Marcia Gay Harden, Lucy Liu, James Caan) che recita la parte di un insegnante apatico, anaffettivo e distaccato.
La trama non sarà chissà che, hanno detto taluni, - l'ennesimo film sulla scuola pubblica americana? - ma anche un film sul dolore, ed il distacco, come arma per sopportarlo, che racchiude involontariamente un'incelabile autenticità.
Nel film la citazione di Camus recita: "Non mi sono mai sentito allo stesso tempo cosí distaccato da me stesso e così presente nella realtà". Mi ha ricordato: "Chi ha subito un danno è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere" di quest'altro film e ho ripensato all'illusione di credere di poter sempre e comunque bastare a sè stessi perchè vi si è abituati a doverlo fare.
“Io sono una non-persona: mi vedi ma sono vuoto.”
di quante non-persone ci si innamora nella vita, riflettendosi nei loro occhi per poi perdersi nella loro voragine che solo raddoppia il nostro vuoto? a voi non è mai accaduto?
Un film sull'insegnamento prima di tutto, su quell'intima relazione che si instaura tra maestro ed allievo e che va a sovrapporsi alla trama che già si è inevitabilmente tessuta tra quello stesso figlio e i suoi genitori.
Duro e sconquassante, anche se animato ed inframmezzato da graziose parentesi scarabocchiate sulle schermo in stop-motion e flash dal regista inglese Tony Kaye (che ho scoperto anche pittore), mi ha commossa in più di una sequenza lasciandomi addosso un senso di impotenza nel pensare a mio figlio.
Auspicandomi che non ripercorra i miei trascorsi scolastici, purtroppo segnati da un costante senso di inadeguatezza, angoscia e repressione per una classe docenti liceale davvero da ricovero psichiatrico, penso a quella linea sottile che divide la chiusura ed il distacco di un figlio-allievo che soffre in silenzio (con un buon rendimento scolastico che sembra solo un'inconsapevole riverenza verso i genitori) e la rabbia (e spesso uno scarso rendimento scolastico) invece di colui che si ritrova con sensibilità e talento schiacciati da insegnanti miopi e una famiglia assente o rigida ed impaurita.
Mi piace molto Adrien Brody. In questo film è un meraviglioso Gaber ammericano, bravissimo e commovente, (attorniato da un cast di gran pregio: Marcia Gay Harden, Lucy Liu, James Caan) che recita la parte di un insegnante apatico, anaffettivo e distaccato.
La trama non sarà chissà che, hanno detto taluni, - l'ennesimo film sulla scuola pubblica americana? - ma anche un film sul dolore, ed il distacco, come arma per sopportarlo, che racchiude involontariamente un'incelabile autenticità.
Nel film la citazione di Camus recita: "Non mi sono mai sentito allo stesso tempo cosí distaccato da me stesso e così presente nella realtà". Mi ha ricordato: "Chi ha subito un danno è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere" di quest'altro film e ho ripensato all'illusione di credere di poter sempre e comunque bastare a sè stessi perchè vi si è abituati a doverlo fare.
“Io sono una non-persona: mi vedi ma sono vuoto.”
di quante non-persone ci si innamora nella vita, riflettendosi nei loro occhi per poi perdersi nella loro voragine che solo raddoppia il nostro vuoto? a voi non è mai accaduto?
Un film sull'insegnamento prima di tutto, su quell'intima relazione che si instaura tra maestro ed allievo e che va a sovrapporsi alla trama che già si è inevitabilmente tessuta tra quello stesso figlio e i suoi genitori.
Duro e sconquassante, anche se animato ed inframmezzato da graziose parentesi scarabocchiate sulle schermo in stop-motion e flash dal regista inglese Tony Kaye (che ho scoperto anche pittore), mi ha commossa in più di una sequenza lasciandomi addosso un senso di impotenza nel pensare a mio figlio.
Auspicandomi che non ripercorra i miei trascorsi scolastici, purtroppo segnati da un costante senso di inadeguatezza, angoscia e repressione per una classe docenti liceale davvero da ricovero psichiatrico, penso a quella linea sottile che divide la chiusura ed il distacco di un figlio-allievo che soffre in silenzio (con un buon rendimento scolastico che sembra solo un'inconsapevole riverenza verso i genitori) e la rabbia (e spesso uno scarso rendimento scolastico) invece di colui che si ritrova con sensibilità e talento schiacciati da insegnanti miopi e una famiglia assente o rigida ed impaurita.
No, non sono una di quelle figlie che scaricano ancora tutta la responsabilità sui genitori o gli insegnanti: sono grata di esservi sopravvissuta e di avere conosciuto la possibilità di superare il distacco e ho preferito sempre evitare di insegnare io stessa per il timore di scivolare inconsapevolmente nella rivalsa.
Non sono neppure una di quelle mamme che stanno sempre ed esclusivamente dalla parte dei figli, di fronte agli insegnanti. Anzi, mi rimprovero di essere spesso troppo severa verso me stessa e mio figlio, ma mi interrogo continuamente sulla possibilità di trovare una possibilità di svolta, tra l'imprinting della famiglia e quello della scuola, per dar voce invece all'essenza autentica dell'essere.
Ma esiste?
“Non è indispensabile essere forti, è importante sapere che le persone a volte mancano di consapevolezza.”e forse allora può aiutare solo il perdono?
"L'interesse richiede coraggio e il coraggio richiede carattere.”
E' il mio mantra di questi giorni.
“Non basta avere qualcuno che ti insegni. A volte ci vuole qualcuno che ti aiuti.”
Un insegnante talvolta dovrebbe riflettere che se il "suo" metodo non dà risultati, forse può essere anche il metodo a non funzionare con "quell"'allievo. Quanto ho desiderato insegnanti che mirino ad incoraggiare gli alunni, ad accrescere la fiducia in se stessi e non a piegarne la volontà!
Che responsabilità però, poveri cristi, se ne sono consapevoli.
Ma esiste?
“Non è indispensabile essere forti, è importante sapere che le persone a volte mancano di consapevolezza.”e forse allora può aiutare solo il perdono?
"L'interesse richiede coraggio e il coraggio richiede carattere.”
E' il mio mantra di questi giorni.
“Non basta avere qualcuno che ti insegni. A volte ci vuole qualcuno che ti aiuti.”
Un insegnante talvolta dovrebbe riflettere che se il "suo" metodo non dà risultati, forse può essere anche il metodo a non funzionare con "quell"'allievo. Quanto ho desiderato insegnanti che mirino ad incoraggiare gli alunni, ad accrescere la fiducia in se stessi e non a piegarne la volontà!
Che responsabilità però, poveri cristi, se ne sono consapevoli.
“L’unico modo per sopravvivere è poter preservare la nostra mente.”Parole sante. Punto e basta.
Peccato davvero, secondo me, che in Italia questo sia arrivato nelle sale quando la scuola è oramai chiusa e molti genitori ed insegnanti sono in vacanza!
Un sospiro di sollievo l'ho trovato e ve lo segnalo in questo video grazioso che riprende una bella frase di Robert Fulghum: “Tutto quello che mi serve sapere l'ho imparato all'asilo.”
Peccato davvero, secondo me, che in Italia questo sia arrivato nelle sale quando la scuola è oramai chiusa e molti genitori ed insegnanti sono in vacanza!
Un sospiro di sollievo l'ho trovato e ve lo segnalo in questo video grazioso che riprende una bella frase di Robert Fulghum: “Tutto quello che mi serve sapere l'ho imparato all'asilo.”
grazie Carla :-)
bellissimo il video! :-)
RispondiEliminaho avuto pessimi insegnanti, e la sfiga di avere due insegnanti per genitori che forse avrei preferito avere come insegnanti, e mi sono sempre rifiutata di insegnare, a volte si impara "nonostante" più che "grazie a", l'importante è non smettere mai di essere curiosi, ultimamente vedo spesso bambini più saggi dei loro genitori e non so da dove gli viene questo buon senso ma sono fiduciosa :-)
Bello questo tuo post, mi hai fatto venire la voglia di vedere il film, lo vedrò. Poi adoro Adrien Brody. Ho avuto tanti insegnanti ma ne ricordo solo qualcuno per ciò che mi ha insegnato, in particolare un paio di docenti all'università che mi hanno dato tanto e gliene sarò per sempre riconoscente. Un buon insegnante deve anche e soprattutto essere empatico e aumentare l'autostima dell'allievo, incoraggiarlo. Non è semplice, dovrebbe essere un dono. E, si, il perdono aiuta sempre. Un abbraccio :)
RispondiEliminaNon conoscevo l'esistenza di questo film e lo vedrò sicuramente. Io sono stata fortunata: nel corso dei miei studi (dall'asilo all'università) ho avuto degli ottimi insegnanti (e sono sempre andata in scuole statali), un po' di fortuna che non guasta mai.
RispondiEliminaBellissimo il filmato, ed è proprio vero: la logica dei bambini potrebbe governare il mondo. Buona serata Robi :-)
Grazie Roberta x questo post di consigli e riflessioni...Io credo di essere stata fortunata tutto sommato come insegnanti,anche se devo ringraziare sia i miei genitori per la libertà di scelta che mi hanno sempre lasciato negli studi, sia la mia curiosità intellettuale.Ad esser sincera vivrei anni di studi passati in modo più goliardico ma, non si costruisce la storia con i se, e la testa dei trenta non puoi averla a 15/20 anni.Vedrò il film appena possibile, grazie per i bellissimi sounti che ci regali sempre!bacio
RispondiEliminaDetachment l'avevo messo tra i film da vedere poco prima che uscisse, ma dalle mie parti nessun cinema l'ha messo in programmazione se non un giorno solo giusto quando io non potevo :(
RispondiEliminaMi fa piacere sapere che a te è piaciuto
si c'è quella possibilità....ci credo profondamente, indipendentemente dalla scuola, dal fuori, dal dentro e da certi genitori.... c'è...e ognuno non deve preoccuparsi delle tante piccole persone che tentano di annullare, ma deve essere grato di incontrare anche solo per 5 minuti una persona che la vede....
RispondiEliminasai io penso che sia un mio compito in questa vita: vedere la persona.
grazie a tutte, che leggete le mie elucubrazioni e raccogliete le mie segnalazioni.
RispondiEliminagrazie davvero.