mercoledì 10 settembre 2014

Il cappello e la testa




Per cominciare, a me, basta un colore nuovo.
Come un bambino inizio a pasticciare euforica sul margine di un foglietto.
Questo omino che ne esce la dice lunga: la valigia è piccola, ma carica dell'indispensabile, il passo è lungo e sicuro, lo sguardo assorto e concentrato tanto da non curarsi minimamente del cappello che vola via...

Chi sia e dove stia andando quest'omino non ve lo dico, ma lascio che sia lui a raccontarvi una storia:

Un tale andò dal cappellaio per comprare un cappello.
«Questo è troppo grande» disse provando il primo.
«Questo è troppo piccolo» disse provando il secondo.
«Con questo sembro un bandito» disse al terzo, e al quarto osservò con una smorfia: «Mi fa sembrare un poliziotto!».
Il cappellaio sorrideva paziente, e continuava a dargli cappelli.
«Guardi come sono buffo con questo!» disse il cliente al decimo cappello.
«Non buffo, ma divertente, signore!» disse il cappellaio.
Quando furono arrivati al centocinquantesimo cappello e ne restavano da provare solo due da prete e uno da mungitore, il cappellaio disse sorridendo: «Se mi permette un suggerimento, signore, poiché non troviamo un cappello adatto alla sua testa, si potrebbe cambiare la testa. Ne abbiamo di tutti i tipi e di tutti i prezzi, e lei avrà, una grande possibilità di scelta». 
«Sicuro» disse il cliente, «questa è una gran bella idea,  ma come cominciamo?».
«È molto semplice» disse il cappellaio «prima si dovrà eliminare la sua testa attuale, e per questo ci vorrà un minuto. Poi lei sceglierà il cappello che preferisce e alla fine troveremo la testa che va bene per quel cappello».
Così fu fatto, e quando si fu tolta la testa il cliente trovò in meno di cinque minuti il cappello che voleva; e in altri cinque minuti si trovò la testa adatta al cappello.
Il cliente pagò il conto tutto soddisfatto e se ne andò mentre il cappellaio diceva, sorridendo e tenendogli aperta la porta: « Torni da noi per i prossimi acquisti! Bisogna badare a quel che si mette sotto il cappello».


[il racconto è di R. Piumini]

Nessun commento:

Posta un commento