Le ha raccolte e mescolate nel suo cilindro e si è ritrovata nuovamente impiraressa*.
Ecco uscire le prime novità di primavera: colori pastello e luccicori per iniziare la settimana che qui è bigia...
Ecco uscire le prime novità di primavera: colori pastello e luccicori per iniziare la settimana che qui è bigia...
info qui
* impiraressa o impiraperle o perlèra son termini che indicano, in dialetto veneziano, l'infilatrice di perle.
Sin dal 1500 nella città lagunare le donne infatti si dedicavano alla mansione dell'infilare piccole perle di vetro di Murano, prodotte nelle "conterie" (le fabbriche di vetro). Da qui poi le perle più minute han preso direttamente il nome appunto di conterie.
Tenendo sulle ginocchia la sessola, un vassoio di legno ricurvo, colmo di perline, l'impiraressa vi affondava dentro, velocemente e in modo ritmico, un ventaglio composto di aghi fini e lunghi circa 27 cm, da cui si dipartivano lunghi fili di lino.
La donna che fungeva da intermediaria, detta “mistra”, distribuiva a un gruppo di impiraperle un cassone di legno contenente circa un quintale di materiale. Il lavoro realizzato e terminato poi da ciascuna impiraressa nei fili di lunghezza prestabilita, riuniti in testa in mazzette, veniva scrupolosamente controllato e ripesato dalla mistra.
La mistra lo consegnava infine al capimastro e da lì le matasse potevano partire per i vari paesi che ne facevano richiesta, per decorare accessori ed abbigliamento.
Il lavoro era a cottimo e scarsamente retribuito.
Non a caso una canzone del tempo dice:
* impiraressa o impiraperle o perlèra son termini che indicano, in dialetto veneziano, l'infilatrice di perle.
Sin dal 1500 nella città lagunare le donne infatti si dedicavano alla mansione dell'infilare piccole perle di vetro di Murano, prodotte nelle "conterie" (le fabbriche di vetro). Da qui poi le perle più minute han preso direttamente il nome appunto di conterie.
foto da qui
Dall'800 questa attività occupò tantissime donne che uscivano dalle proprie case, portando con sè una carega [sedia], e che si riunivano a lavorare nelle calli o i campielli come in un salotto di ciàcole [chiacchiere] all'aperto.Tenendo sulle ginocchia la sessola, un vassoio di legno ricurvo, colmo di perline, l'impiraressa vi affondava dentro, velocemente e in modo ritmico, un ventaglio composto di aghi fini e lunghi circa 27 cm, da cui si dipartivano lunghi fili di lino.
La donna che fungeva da intermediaria, detta “mistra”, distribuiva a un gruppo di impiraperle un cassone di legno contenente circa un quintale di materiale. Il lavoro realizzato e terminato poi da ciascuna impiraressa nei fili di lunghezza prestabilita, riuniti in testa in mazzette, veniva scrupolosamente controllato e ripesato dalla mistra.
La mistra lo consegnava infine al capimastro e da lì le matasse potevano partire per i vari paesi che ne facevano richiesta, per decorare accessori ed abbigliamento.
Il lavoro era a cottimo e scarsamente retribuito.
Non a caso una canzone del tempo dice:
...Se lavora tuto il giorno
come macchine viventi
ma par far astussie e stenti
tra mille umiliasiòn semo fìe che consuma
dela vita i più bei anni
per un pochi de schei
che no basta par magnar....
Ogni perla che impiremo
xè na giossa de suòr...
per noialtre poverette
altro no ne resta
che sbasàr sempre la testa
al siensio e a lavorar...
(Si lavora tutto il giorno
come macchine viventi
costrette a fare astuzie e stenti
tra mille umiliazioni
siamo donne che consumiamo
della vita gli anni più belli
per un po' di denaro
che non basta neppure per mangiare.
...
Ogni perla che infiliamo
è una goccia di sudore...
Per noialtre poverette
altro non resta che abbassar sempre la testa
al silenzio e al lavoro)
come macchine viventi
ma par far astussie e stenti
tra mille umiliasiòn semo fìe che consuma
dela vita i più bei anni
per un pochi de schei
che no basta par magnar....
Ogni perla che impiremo
xè na giossa de suòr...
per noialtre poverette
altro no ne resta
che sbasàr sempre la testa
al siensio e a lavorar...
(Si lavora tutto il giorno
come macchine viventi
costrette a fare astuzie e stenti
tra mille umiliazioni
siamo donne che consumiamo
della vita gli anni più belli
per un po' di denaro
che non basta neppure per mangiare.
...
Ogni perla che infiliamo
è una goccia di sudore...
Per noialtre poverette
altro non resta che abbassar sempre la testa
al silenzio e al lavoro)
Cobrizo è decisamente molto molto fortunata.
Hai una manualità incredibile, e il racconto delle impiraperle ci ha affascinati. Grazie per queste "perle" di conoscenza! :-)
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