giovedì 18 dicembre 2008

Soup time

"Ah, se potessi escluderti da tutti i regni interi".
Se questi sono versi dedicati all' "odiata minestrina" da Giacomo Leopardi nel 1809, appena undicenne, a casa nostra invece le minestre e le zuppe sono sempre ben viste, da grandi e piccoli.
(chissà non vengano a noia a voi, ora... "Piccola seccatura vi sembra ogni mattina dover mangiare a mensa la cara minestrina?" prosegue il vate).

Questa zuppa nasce da un invito scherzoso di Artemisia a proposito di lavoro, zuppe e zuppiere. ;-) Una storia un po' aggrovigliata perchè lei l'ha chiamata nordica, pensando alle mie terre bellunesi, ma io ci ho aggiunto le mie origini trevigiane, per parte di nonni materni, e la contaminazione pugliese, da parte della suocera.
Così mi sono autoinvitata da lei, solo virtualmente (purtroppo ;-)) e le ho detto che avrei potuto azzardare una cosa così... bellunesissimo fagiolo di lamon, radicchio trevigiano e dei cavatellini freschi fatti in casa, il tutto custodito in una bella zuppiera.
E continuando a pensare come armonizzare gli ingredienti, mi son detta, faccio un disegnino...




...ma poi mentre disegnavo, il radicchio chissà dove se n'è andato, per lasciare il posto all'ennesima zuccona! ;-)
Forse pensavo ancora alla sua bella zuppiera costoluta e bombata?
Fa niente... Anche questa versione in fondo potrebbe meritare una prova.

Per i cavatelli io impasto semola di grano duro ed acqua ad occhio, ma queste sono le proporzioni delle sorelle Simili:
600g di farina di semola di grano duro rimacinata
260/300g di acqua
Impasto brevemente (deve risultare un impasto duro altrimenti poi col riposo ammorbidisce troppo ed diventa più difficoltoso da lavorare) e lascio la palla sulla spianatoia coperta da una ciotola a riposare per almeno mezz'ora.
Lavoro la pasta formando dei rotolini sottili (max un cm di diametro o anche meno, a piacere). Li taglio a pezzetti regolari ad una lunghezza che può variare da un centimetro e mezzo (per zuppa) a tre centimetri (se asciutti). Prendo un pezzetto e tenendo indice e medio uniti (per i cavatelli molto lunghi anche l'anulare), schiaccio la punta delle dita, in linea, sul pezzetto di pasta, esercitando una pressione decisa e trascinandolo (da qui il termine pugliese "strascinati". ;-) e qui vi risparmio il termine originale e il mio accento pugliese!) sulla spianatoia di legno (in rete ci sono foto e filmati a gogò). Si formerà la concavità che meravigliosamente raccoglie il condimento.
In meridione ci sono mille versioni di impasto e formato. Qualcuno li fa anche con la punta del coltello. Noi invece ci divertiamo con le mani. Non vi dico il mio bambino!

Olio extravergine d'oliva (pugliese) e un po' di peperoncino fanno il resto.
Ad Artemisia e combriccola concedo pure una nevicata di pecorino romano ;-)!






7 commenti:

  1. cara Cobrizo, la versione col coltello (che è quella in cui passi il coltello sopra, e si forla il vuoto SOTTO il pezzettino di pasta, in modo che la gobbetta sia rugosa) mi perseguita come un monito: impara a fare le strascinateeeee!!!! Ance questa versione a cavatello però è buonissima, ed èè su quella che mi butto in attesa che venga colpita da un talemto fulminante, e pure sulla tua zuppetta mi butterei volentieri! Un bacio, ed un saluto alla suocera corregionale

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  2. grazie Maite! detto da te... ;-)

    Ciboulette: per le orecchiette io ho dei tempi biblici rispetto a mia suocera (tipo mentre io ne faccio una lei ne fa cinque ;-) ma i cavatelli sono divertenti e danno soddisfazione.
    E al palato quasi li gradisco più che le orecchiette! Prova e sappimi dire.

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  3. sono in estasi.

    (attenzione, a gennaio gli gmoni lanceranno lo ZUPPIERA AWARD, e questo è iol primo contrinuto)

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  4. gmoni: così vengono chiamati, tra gli gnomi, i funzionari addetti alle zuppiere.

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  5. o meglio semplici brodini per riprendersi dagli strapazzi natalizi? ;-)

    allora avevo letto bene ;-)
    grazie, artemigmona

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