lunedì 16 dicembre 2013

Prendere, dare, diramare... lettera, testamento. Natale 2013.






Che io funzionassi un po' alla rovescia non è certo una novità, così non c'è da stupirsi se anche questa volta è nato prima il disegno e poi il testo (no, non il testamento per fortuna, come invece direbbe scherzosamente il titolo!).
Ecco, in realtà è andata così: avevo l'idea di preparare anche quest'anno un'illustrazione per gli auguri; nel frattempo la specialista degli haiku, Silvia Geroldi (vedi qui e qui) ha dato una sbirciatina allo schizzo e mi ha regalato queste poche ma preziose parole tagliate su misura.
A me son piaciute tantissimo perchè mi pare che dicano tutto, in quel diramare che parla di guizzanti prolungamenti di fronde, vene, nervi, pensieri, ma anche di potature necessarie a tralci secchi e morti per migliorare il raccolto.
E' davvero per me un momento speciale questo, tra prendere e dare che mi coinvolge su più fronti e a livelli diversi, cuore e budella. Mi sta impegnando tanto ma tanto anche mi sta regalando.
Vi racconterò prossimamente...

Natale per me sarà dunque finalmente di riposo, dopo consegne, ricerche e risposte che spiegano anche la mia latitanza ultimamente qui. 
Ora non mi resta che augurare anche a voi di trascorrerlo come più desiderate.
Buone feste e buona vita per l'anno che verrà!


p.s.: 
Se disegno e parole vi piacciono e volete utilizzarli per diramare i vostri auguri agli amici, non avete che da chiedermelo all'indirizzo mail che trovate qui a destra.
Vi chiedo solo la cortesia di non tagliare i nostri nomi, perchè la tavola è frutto di lavoro che vi doniamo ma vi chiediamo di rispettare. Grazie.




  • come ho conosciuto Silvia, saltellando di sedia in sedia, qui
  • qualche idea per un regalino veloce da fare in casa quiqui
  • i passati natali disegnati:


http://cobrizoperla.blogspot.it/2008/12/scivoloni-natalizi.htmlhttp://cobrizoperla.blogspot.it/2008/11/neve.html


http://cobrizoperla.blogspot.it/2012/12/un-regalino-sotto-la-neve.htmlhttp://cobrizoperla.blogspot.it/2008/12/natale.html

giovedì 28 novembre 2013

Pasta madre.

Poteri paranormali di madre.

Ma 100% pasta madre acida.




Ombre dolci e sfumature acide.

Sembro acida, ma, se mi concentro, lievito.

Ogni tanto mi faccio un bagnetto tiepido e mangio un cucchiaino di malto.




La crosta diventa apparentemente dura, ma il cuore rimane morbido.

E profumo di champagne.




Non chiedetemi la ricetta, però, per farlo. In rete ce ne sono a bizzeffe e la mia, ai fornelli, non è certo migliore di altre. Vi lascio solo questa, per trovar il giusto companatico:




ER PANE E' BONO CO'...
 
Senza cita' Bruschetta e Panzanella,
e' bono in ogni tipo de spuntino,
a comincia' dar classico crostino
fatto co' burro, alice e mozzarella.

E' bono cor guanciale a Panontella,

co' le noce, co' l'uva, intinto ar vino,
cor miele, co' la fava e 'r pecorino,
e indorato cor buro a la padella.

E' bono ner caffe', co' la ricotta,

cor gelato, l'aranci in insalata,
cor prosciutto, li fichi e la caciotta.

Co' tonno e cipolletta, cor salame,

co' le castagne, co' la cioccolata,
ma soprattutto e' bono co' la fame.
 
Aldo Fabrizi


lunedì 11 novembre 2013

"Pappardella" alla lepre.

Sei bella da togliere il respiro.
Tu sei immobile, in silenzio.
Io riesco solo a dire stupidaggini.





lunedì 4 novembre 2013

Food e illustrazione: Nu®ant

http://www.nurant.it/index.php?/projects/issue-14--oct-013/


Per i golosi di food, ma anche di illustrazione: il nuovo numero di Nurant, magazine di illustrazione.

Nu®ant è un giornale che non si monta la testa, al limite la smonta, la sposta, per cercare nuovi punti di vista, nuove forme di vita.
 
Nel numero #14 si parla,  - ops - , si disegna di food, in un ambito un po' particolare.
12 illustratori, di tutto il mondo un po' - sì, ci sono anch'io, che onore e fortunatamente non son la tredicesima! - interpretano in questo numero un tema ostico.

Oltre che in versione cartacea nelle migliori librerie, ora è disponibile da sfogliare anche on line qui.








Le altre mie illustrazioni di food qui







domenica 20 ottobre 2013

Caelestia auguria.

Come un àugure traccio segni immaginari nel cielo e poi li riporto proiettandoli sulla carta, creando una mappa nella speranza, turchina, di ritrovarmi.

Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole... Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell'esistenza, ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare, ma il modo d'essere generale di tutto.
Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni...
(Italo Calvino) 





da PensieriParole

martedì 1 ottobre 2013

All'altra che sono


Hay fotografías en las que no me reconozco.
Mi yo cobarde al mirarlas
me obliga a pensar que existo en una sola
y no en la suma de quien soy
con esa otra que me suplanta en la imagen.
Cuesta creer que la desconocida también soy yo
esa mujer suspendida y fea
con un rostro que sin ser mío no es ajeno.
Entender el mundo bien puede ser eso:
aceptar que soy esa a quien desconozco.




Ci sono fotografie nelle quali non mi riconosco.
Il mio io vigliacco nel guardarle
mi obbliga a pensare che esisto in una sola
e non nella somma di chi sono
con l’altra che mi sostituisce nell’immagine.
È dura credere che anche quella sconosciuta sono io
quella donna sospesa e brutta
con un volto che senza essere il mio non è estraneo.
Comprendere il mondo può essere anche questo:
accettare di essere colei che non conosco.

Lauren Mendinueta


giovedì 26 settembre 2013

La Sacher dispettosa. - Continuiamo così. Facciamoci del male. -

Mi ha chiesto una torta speciale.
Una Sacher, voleva il ragazzetto, per un'occasione speciale. 
Quando la mangia di pasticceria mi dice che è troppo dolce, poi mi chiede se la so fare e cosa c'è dentro.
Uova, burro, zucchero, cioccolata, recito.
E' stato più forte di me: ho deciso di farla di testa mia, però, perchè... tra noi due non so chi sia il più testone.
Io non amo fare i dolci (in generale; poi qui ci sono anche tutte le mie altre particolari menate a riguardo).
Se dovessi pensare ad un paragone, è per me come usare l'acquerello in maniera canonica: dopo poco mi stufo e mi spazientisco.

Fortunatamente sono seguite preziose consultazioni notturne online che mi hanno fatto salvare la faccia.
Grazie Barbara. La tua ricetta è stata provvidenziale!



Eri eccitatissimo davanti alla tua torta.
Sei rimasto senza parole quando ti ho detto, dopo l'assaggio, che non c'erano uova, nè zucchero, nè burro. Eri in brodo di giuggiole.
- Non me la scorderò mai - hai aggiunto. - E' più buona di quella della pasticceria. Grazie. -
Io non scorderò mai queste tue parole, ma soprattutto la luce dei tuoi occhi per una torta così semplice.
Grazie a te Giacomo, per la capacità che hai di credere e meravigliarti, quando ti concedi il tempo e la pazienza di cercare a fondo nelle piccole cose, scoprendo che esiste sempre un'alternativa.



A tre anni quando mi hai chiesto di vestirti a carnevale da cuoco.


E questi siamo noi, dopo 9 anni di carezze, meraviglie, baruffe, scontri, urla, musi ed abbracci.
Tanti auguri pidocchio.



La ricetta è esattamente quella di Barbara, in tazze.
Qui io la riporto solo specificando le quantità in grammi solo per mia comodità, perchè so già che la prossima volta mi sarò già dimenticata la tazza che ho utilizzato ed il grado di approssimazione è sempre rischioso.
Ovviamente voi invece potete scegliere la tazza di base, come unità di misura, che preferite.
Fatela il giorno prima, con calma e conservatela un giorno in frigorifero. I sapori si esalteranno a meraviglia.


per 10 persone:
2 tazze di farina, la mia 0 (io ne ho usato 400 gr)
1 tazza di buon cacao (75 gr)
1 tazza di malto di riso (340 gr)
1/2 tazza di olio di semi di mais (150 gr)
1/2 tazza di succo di mela (170 gr)
30 gr di cremortartaro
un vasetto di marmellata bio di albicocche senza zucchero; la mia era dolcificata con polpa di mela (320 gr)
un pizzico di sale
ho aggiunto una puntina di semini di vaniglia
150 gr di buon cioccolato fondente bio a 70% per la copertura


Accendere il forno statico a 140°.
Mescolare insieme tutti gli ingredienti secchi e separatamente tutti i liquidi.
Unire i liquidi ai secchi e mescolare bene con una frusta.
Versare in teglia da 24 cm oliata ed infarinata (meglio se con cerchio apribile). Infornare per 25 minuti, quindi alzare la temperatura a 160° e cuocere per altri 20 minuti.

(Questo, mi ha insegnato Barbara, farà lievitare la torta uniformemente senza farle fare una gobba a vulcano, con tanto di crepa, sulla sommità. Meravigliosa amica, funziona eccome!)

Nel caso risulti ancora bagnata alla prova stuzzicadenti, alzare il forno a 180° e cuocere per altri 5-7 minuti .
Lasciar raffreddare c-o-m-p-l-e-t-a-m-e-n-t-e.
Tagliare a metà e farcire con la marmellata di albicocche.

La glassa solitamente è fatta con il fondente mescolato a burro e/o panna oppure ad uno sciroppo di zucchero.
Ovviamente ho preferito non utilizzarli, vista la ricetta. Miravo pure a non avere comunque una glassa troppo rigida e croccante, rispetto all'impasto, come sarebbe accaduto nel caso avessi usato solo cioccolato fuso.

Quindi ho sciolto il cioccolato a bagnomaria a fuoco dolce.
Vi ho aggiunto un paio di cucchiai di olio di mais ed altrettanti di panna vegetale (ne avevo di miglio da terminare, ma andrà bene quella di riso o quello che preferite; il sapore non inciderà sul risultato finale).
La consistenza ed il sapore finale andavano bene, ma la glassa non è rimasta lucida, nè facile da stendere, impedendomi di potervi scrivere sopra.
Ecco, su questo punto insomma, dovrei migliorarla.
Avete suggerimenti?

E' però davvero buonissima, anche se, va bene, non è più una vera Sacher.



- Continuiamo così. Facciamoci del male. - 
:-)
 

venerdì 20 settembre 2013

Arrivederci, amico mio, arrivederci.


« Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Mio caro, sei nel mio cuore.
Questa partenza predestinata promette che ci incontreremo ancora.
Arrivederci, amico mio, senza mano, senza parola.
Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli.
In questa vita, morire non è una novità, ma, di certo, non lo è nemmeno vivere. »

Sergej Esenin




 Io resto a disegnare, te l'ho promesso.




mercoledì 18 settembre 2013

Lotta creativa

Era proprio settembre, ma del '99 ed io per la prima volta prendevo in mano una tela.
Da sola, non sapevo proprio da dove cominciare. Purtroppo a scuola non mi avevano mai insegnato neppure a mescolare i colori. 
Non so dire perchè, - io in Messico purtroppo non ci sono mai stata - ma dipinsi una versione ridotta del murale di Rufino Tamayo: "Quetzalcóatl y Tezcatlipoca", la lotta cioè tra il giaguaro ed il serpente piumato, (l'originale è conservato nel Museo Nacional de Antropología, a Città del Messico).
Poi per pudore la nascosi dietro ad un armadio e lì rimase fino a quando un'amica a me molto cara l'intravvide per caso, una sera - una sera speciale, allietata da un vino speciale...
Negli anni qualcuno mi chiese anche di acquistarla, ma non fui proprio capace di liberarmene.
Per tanti anni non disegnai nè dipinsi più, ma tutt'oggi, che abbiamo cambiato anche casa, questa tela mi fa ancora compagnia. 
Da qualche mese vi pasteggiamo proprio accanto.




Quetzalcóatl y Tezcatlipoca ... e Salvia.


Non la trovo aggressiva, nè inquietante, ma solo particolarmente energica.
A distanza di tutto questo tempo, ora mi sembra che quel conflitto, come per il mito che rappresenta, abbia davvero anche per me il significato profondo di creazione. 
Una lotta creativa.
Ne sono affezionata tanto per questo.

Oggi ho saputo che una mia illustrazione è stata selezionata per una mostra che amo particolarmente, ma a cui non avevo mai partecipato.
Si tratta della Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'Infanzia di Sarmede (Tv), dedicata quest'anno proprio alle fiabe del Messico.
Potrei starmene zitta, perchè è una piccola cosa, ma questo blog raccoglie tantissime delle mie emozioni. Allora vi dico: la lotta continua, ma io sono felice. Tanto.
- Muchas gracias! -









"Tranquilidad aparente"
 (studio)



mercoledì 11 settembre 2013

Nutella o Nocèlla?



Era da un po' che ci pensavo. In realtà è una cosa semplicissima da farsi, ma proprio per questo forse rimandavo sempre.
Ma ecco che a settembre Salutiamoci parla di nocciole e allora non potevo proprio aspettare oltre!
Ora qui il forno si riaccende senza problemi, visto il calo di temperatura.
Si fa il pane... e allora andiam pure di nutella fatta in casa.
Chiamiamola così, concedetemelo, giusto per capirsi. Trattasi comunque di crema spalmabile di nocciole e cacao.
Buonissimissima.


300 gr di nocciole sgusciate tostate bio (ma non usate quelle appena raccolte fresche)
300 gr di malto di riso * (la dose è molto soggettiva: potete anche diminuire oppure aumentarla fino a 400 gr per un gusto più dolce raggiungendo un ideale compromesso per chi vuole "disintossicarsi" dalla nota crema commerciale)
50 gr di cacao amaro di ottima qualità
10 cucchiai di olio di mais bio (si potrebbe anche evitare, ma certamente conferisce maggiore cremosità e facilita l'emulsione - voglio provare anche a sostituirlo con il burro di cacao)
150 gr di latte di soia non zuccherato
un cucchiaino scarso di polvere di vera vaniglia  (no vanillina)
un pizzichino di sale

* perchè è meglio evitare lo zucchero qui

Tritare finissimamente le nocciole a farina (questa è l'unica difficoltà e in questo senso vi aiuterà solo un tritatutto serio, da azionare ad intermittenza per non surriscaldare l'olio delle nocciole).
Unire il latte vegetale, l'olio, il cacao, la vaniglia ed il sale ed emulsionare ancora.
Dolcificare col malto mescolando ancora molto bene.
Invasare e conservare in frigorifero.
La dose è per due vasetti grandi e due piccoli.



Con questa crema ho farcito queste tortine.
Non sto a scrivervi la ricetta perchè io ho dovuto usare un mix di farine glutenfree che ne ha fatto gusci non molto belli.
Voi invece scegliete la vostra frolla preferita, - avete la vostra ricetta jolly per la crostata che non vi delude mai, no? - farcite (prima o dopo la cottura, come preferite), decorate e poi sappiatemi dire.


Lo sapevate?
Da parecchi anni a questa parte gli alberi di nocciole vengono trattati massicciamente con l'endosulfan (cos'è qui) per debellare una specie di cimici che attaccano i frutti, compromettendo interi raccolti.
Questo composto chimico, della famiglia dei cloroganici che agiscono bloccando il sistema nervoso delle cimici, è stato autorizzato anche dal Ministero Italiano, per ovviare ad una pressante concorrenza operata dalla Turchia e dall'India, grosse produttrici di nocciole che già ne facevano uso sconsiderato.
Nonostante si parli della proposta di un suo ritiro dal commercio dalla metà del 2012, (con una proroga però per alcuni utilizzi per 5 anni aggiuntivi), perchè antiparassitario della famiglia del DDT dichiarato come molto tossico, l'endosulfan è tuttora presente nella stragrande maggioranza delle nocciole in commercio.
Pensate ora all'uso che viene fatto delle nocciole, per esempio, in pasticceria e gelateria: forse meglio utilizzarne meno, ma, se possibile, di qualità biologica!

Cercate altre idee cobrizolose con le nocciole?

Fregola sarda con sedano rapa, fichi e nocciole
Ravioli bicolor con tofu e nocciole



Tutte le ricette con noci e nocciole sono raccolte da Sabrina di Les madeleines di Proust fino alla fine di settembre.

venerdì 6 settembre 2013

La mia Venezia, tra calli e pennelli

Venezia.
Ancora una volta.
La ritrovo ogni volta, ma ogni volta vi scopro qualcosa di nuovo o che invece avevo scordato.
Ho sempre amato ed odiato questa città per la sua singolare capacità di esasperare lo stato d'animo che si possiede mentre la si percorre. Non per "la risposta che dà a una tua domanda", come avrebbe detto forse Calvino, ma per il suo rispondere invece con un'altra domanda, alla tua.
In un labirinto di tali quesiti non ci si può che arrendere e proseguire il percorso ad istinto, con fiducia e pazienza, ma non senza perseveranza.
Sì, così per calli e campielli, proprio come per matite e pennelli.

Venezia è incantevole, magica, romantica, seducente, lo sappiamo tutti, ma anche stagnante, lenta, dolorosa, fané come sa risultare una vecchia attrice di teatro.
Da piccola vi ho versato le prime lacrime a causa dei piccioni che avevo paura di chiamare sulle mie manine a mangiare i chicchi di mais, da grande ci ho vissuto i miei studi tormentati, le amicizie affascinanti, qualche amore assurdo. 
L'ho odiata durante gli ultimi anni di università. La puzza, l'umidità, i turisti... ma poi ho voluto rinconciliarmici, decidendo pure di sposarmi lì. Due montanari in gondola, quasi un paradosso, no? :-) (anzi, non fate l'errore di snobbare la gondola, come ho fatto io per anni: anche fosse solo per un quarto d'ora, è impagabile la prospettiva restituita dal filo dell'acqua!)

La matita, a Venezia, l'ho sempre usata pensando che da grande avrei fatto l'architetto, ma la mia mente ed il mio cuore erano evidentemente sempre altrove, considerate le modalità con cui avevo operato quella scelta.
Quando di recente ho fiutato la possibilità di poterci tornare a disegnare invece finalmente con ben altro intento, con l'insegnamento di una brava illustratrice come Anna Castagnoli, non ho avuto titubanze.


Ci son stati momenti grigi... 

(le foto fatte col cellulare son quel che sono, pardon)


e di vivo colore...


 Matite e pastelli colorati si son mescolati sotto le mani di Anna.


Poi si son aggiunti brindisi, bigoli e girasoli...


  nella leggerezza e la profondità del blu, fuori...


ed il denso caos creativo, dentro.

...

Disorientata, ho "bighellonato" tra stili e tecniche diverse che sentivo dapprima stranieri.
Mi sono arresa poi alla corrente, con fiducia, e mi sono ritrovata questa donnina tra le mani.




- Ecco. Perchè vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo.
E' la matita ad un certo punto a decidere il suo percorso. -  ho pensato rincuorata.


Grazie Anna, per la tua innata comunicatività, la freschezza, il sorriso.
Ho trattenuto nel mio cuore la professionalità che hai nel comunicare la passione verso il tuo mestiere, senza nasconderne la fatica, la solitudine ed il dolore quotidiano che questa ricerca comporta. 
Agli occhi dei più sembrerebbe forse che avere a che fare con fiabe e colori sia davvero sempre e solo una favola, ma sappiamo bene che non è così!
I moti dell'anima non sono sempre dolci e gioiosi.
Comunicarcelo ogni tanto in un abbraccio, giallo come un girasole, fa davvero bene e aiuta a vedere meglio, più in là...
Grazie anche a tutti i compagni di questa maratona.



Del blog di Anna avevo già parlato qui

Altri momenti veneziani qui

mercoledì 28 agosto 2013

Torta semplice di albicocche e lavanda

Eccomi tornata. Bentrovati!
Com'è stata la vostra estate?
Dopo questo mio bel peregrinar in lungo e in largo prima per vacanza, poi lavoro e ancora infine per diletto, ora mi è venuta voglia di chiudermi nuovamente in casa e riaccendere il forno.
Qui inizia a fare freschetto la mattina e la sera, nonostante il sole, così cominciamo a pensare all'autunno raccogliendo gli ultimi frutti estivi, mescolando colori e profumi.

Albicocche e lavanda.
Coniugo un abbinamento già collaudato (qui) in versione da forno.
Mi verso una tazza di tè e cerco di riordinare emozioni e foto dell'estate...







per la pasta:
200 gr di farina integrale (la mia di farro) o semiintegrale
100 gr di farina di riso
200 gr di acqua fredda
10 gr di cremortartaro
4 cucchiai di olio di oliva leggero (o di mais bio)
2 (o più) cucchiai ben colmi di malto di riso o succo concentrato di mele*

per la copertura:
14 albicocche (purchè mature e ben dolci)
100 gr di acqua
4 cucchiai di succo concentrato di mele (o malto di riso)*
1 cucchiaino scarso di fiori di lavanda edibili (ma attenzione a calibrare bene secondo i gusti per evitare un eccessivo effetto "detersivo" dell'aroma!)
semini di papavero o mandorle o pistacchi tritati
un piccolo pizzico di sale
1/ 2 cucchiaino di agar agar


Lavare e tagliare a metà le albicocche, privandole dell'osso.
In una teglia antiaderente scaldare dolcemente un cucchiaino di olio e coricarci le albicocche con la parte tagliata verso il basso. Coprire con l'acqua in cui avrete stemperato il succo di mela ed unire i fiori. Cuocere a fuoco basso per qualche minuto, quindi capovolgete le albicocche e cuocete ancora per qualche minuto (5 minuti totali dovrebbero bastare).
Lasciar riposare e raffreddare un poco.

Mescolare le due farine in una ciotola con il cremortartaro ed il sale.
In una concavità centrale versarvi l'acqua ghiacciata, l'olio, il malto e mescolare brevemente.
Versare l'impasto in una teglia (da 30 cm) stendendolo alla bell'e meglio.
Adagiare le mezze albicocche l'una accanto all'altra, ben strette, adagiate sulla parte tagliata.
Riempire i buchini di pasta rimasta scoperta con i semini di papavero (o mandorle o pistacchi tritati).





Rimettere sul fuoco dolce lo sciroppo di cottura avanzato ed assaggiarlo: se gradite un sapore più dolce aggiungete succo di mela o malto o quello che più vi piace. A posteriori credo non guasterebbe proprio l'aggiunta di una nota alcolica, ma io l'ho evitata, vista la presenza di bambini.
Aggiungere l'agar agar e scioglierlo per un paio di minuti, mescolando bene.
Versarlo (non preoccupandovi se è caldo) sopra la torta e la frutta e infornate per 30 minuti circa, a 170°.

Conservate la torta in frigo, una volta raffreddata.
Io l'ho fatta la sera e l'abbiamo mangiata a colazione il giorno dopo.



* perchè cerco di non usare lo zucchero nei dolci, senza talebani estremismi nè punizioni, è spiegato meglio nel nostro progetto, qui

sabato 3 agosto 2013

Agosto, ai frutti di bosco fate posto!

Io sono ancora in vacanza, ma voi, che siate al mare, in montagna o ancora a casa, non scordate che Salutiamoci per tutto il mese di agosto gioca con i frutti di bosco!




Prima che questo golosone se li accaparri tutti, raccoglietene o comperatevene un po' ed inventatevi una ricetta fresca e colorata per il nostro progetto.
Per tutto il mese di agosto, Brii aspetta tutte le ricette qui.




 

mercoledì 17 luglio 2013

Dialogando tra me e me...


 
 
 
L' Omo disse a la Scimmia:
- Sei brutta, dispettosa:
ma come sei ridicola!
ma quanto sei curiosa!
Quann' io te vedo, rido:
rido nun se sa quanto!...

 La Scimmia disse:
- Sfido! T'arissomijo tanto!

(Trilussa)

  
 
 
 
Io vi saluto così, con queste scimmiette fannullone che popolano il mio tavolo da disegno in questi giorni.
Effettivamente c'è bisogno di un po' di meritata vacanza.
Quindi chiudo i battenti e mò me ne vado, citando ancora il Poeta, a riposare in un angolo di paradiso...
 
Grazie della vostra fedele compagnia e buona estate a tutti voi! 

martedì 9 luglio 2013

Beauty or cooking? Insalata di polpo, sedano e mela verde



"Beauty or cooking"? chiede la signorina Polipina *.

In questo mondo food molto (troppo?) attento all'estetica, vi propongo un' insalata estiva di pesce, ma decisamente un po' vanitosa ed ironica. ;-)


un polpo di 1200 gr circa
4 grosse coste tenere e fresche di sedano, comprese le foglie (ma la quantità è a piacere)
una grossa mela verde Granny Smith
uno spicchio d'aglio
40 gr di pinoli e 40 gr di pistacchi salati sgusciati (ma la quantità è a piacere)
il succo di un limone e mezzo più la buccia di uno, non trattato
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
mezzo cucchiaino di pepe di Sichuan (o più)
sale q.b.

Preparare un court-bouillon facendo bollire 2 litri d'acqua con una carota, uno spicchio d’aglio, 3 bacche di ginepro, 3 chiodi di garofano, una foglia di alloro e qualche foglia di prezzemolo per circa 10-15 minuti.
Eliminare quindi la verdura e le spezie ed aggiungere al brodo due cucchiai di aceto bianco.
Tuffarvi il polpo pulito e lasciare cuocere fino a quando risulterà tenero.
Spegnere quindi il fuoco e lasciare raffreddare il polpo nel brodo di cottura.
Intanto lavare e mondare il sedano, sbucciare la mela e tagliare entrambi a pezzetti.
Tritare le foglie di sedano con l'aglio (se gradito, altrimenti schiacciatelo solo e poi eliminatelo alla fine) e la buccia di limone. Tostare i pinoli in un padellino antiaderente.
Quando il polpo sarà freddo, tagliarlo a tocchetti (se si preferisce, prima si potrà anche spellare).
In una capace ciotola, unire il polpo, il sedano, la mela ed il trito di sedano ed aglio, bagnando con un po’ di succo di limone affinchè non annerisca.
Condire con l’olio, il restante succo di limone, il sale necessario, il pepe di Sichuan pestato nel mortaio. Unire  infine i pinoli interi e i pistacchi tritati grossolanamente a coltello.
Mescolare con cura e servire.

All'ultimo minuto ho deciso di aggiungervi anche un po' di prezzemolo fresco tritato.
Avanzandone un po', poi, il giorno seguente vi ho aggiunto dei tocchetti di zucchina lessata al dente.
Ha fatto la sua polpa figura :-).





* Ora lo posso svelare: con questa illustrazione mi sono divertita a partecipare ad un concorso di ricette illustrate (qui) sul bel blog di Anna Castagnoli,"Le Figure dei Libri". Non ho vinto, ma non ha nessuna importanza. Sono stata felicissima di arrivare in semifinale e soprattutto mi è servito per capire meglio alcune cose.
Grazie, grazie di cuore a tutti coloro che l'hanno apprezzata.

Ora la mia signorina Polipina ha attraversato l'oceano ed è pure qui, sul bellissimo sito di "They draw andcook" (se ancora non lo conoscete, fateci una visitina!) e qui sul foodmagazine di Honest Cooking.







mercoledì 3 luglio 2013

La forza della diversità.





Non ho niente da aggiungere, oggi, a questa bella frase di Camilo José Cela.





 

lunedì 1 luglio 2013

Luglio ed il sergente Pepper. (Crema di peperoni)

- Aaaattenti! -
Apro il mese di luglio così:




Questo mese il nostro progetto di Salutiamoci di peperoni tratta, infatti, in tutte le salse.


La mia ricetta richiama quella della Muhammara, salsa mediorentale da mangiare spalmata sul pane o usata per insaporire carne, pesce alla griglia o falafel. Io ho preso ispirazione da Alex


4 peperoni rossi carnosi e maturi
uno spicchio di aglio
un cucchiaio di succo di limone 
due cucchiai di malto di riso 
100 gr di noci sgusciate
30-40 gr di pane raffermo
un piccolo cipollotto
2- 3 cucchiai di olio e.v.o.
peperoncino q.b.
sale q.b.
coriandolo fresco

Cuocere i peperoni in forno o sulla fiamma. Avvolgerli in un sacchetto affinchè si possano pelare meglio (in alternativa qualcuno li pela da crudi con quell'attrezzino simile ad un pelapatate, ma seghettato, che va benissimo anche a pelare melanzane, kiwi, ecc.)
L'aglio e la cipolla possono essere tritati crudi o, se si preferisce, lasciati cuocere in forno coi peperoni.
Tostare le noci e tenerne qualcuna intera per decorare.
Nel mixer unire tutti gli ingredienti, escluso l'olio e tritare finemente. Unire l'olio alla fine emlsionando ancora.
Lasciare riposare in frigo per un paio di ore prima di servire. Portate in tavola guarnito con le noci ed il coriandolo tritato.

Tutte le ricette vanno portate da Barbara, de Il Ravanello Curioso.

- Ciurma! Pepeeeeronateeee! - :-))


 

mercoledì 19 giugno 2013

Bicchierini di yogurt con albicocche alla lavanda




Quasi me ne scordavo, ma ieri questo blog ha compiuto 5 anni (e 538 post pubblicati).
In tutto questo tempo Cobrizo è cresciuta un pochino, mi pare, e si è resa conto di quanto sia importante che si nutra, non solo grazie a ricette, ma anche attraverso i colori di cui si sente fatta.
Tanta fatica, tanti errori, tanta ingenuità, ma ci son anche piccoli passi leggeri e felici...
Nel 2008 iniziai quest'avventura con Cobrizo, in gran segreto.
Ora posso dire che è una relazione ufficiale ... complicata, ma significativa! :-)
5 anni, per taluni sono nozze di seta, per altri di legno.
Allora sapete che vi dico? Io li prendo entrambi: una per Roberta, l'altro per Cobrizo!

Grazie a tutti voi, senza i quali questo nofoodblogmamacroblogdimicroworks sarebbe cresciuto così.




Al mare ho raccolto fiori di lavanda.
Con le prime albicocche mature provo ad inventarmi un dessert leggero e fresco.
E lo disegno.


per la composta:
8 albicocche ben mature
un cucchiaino di fiori di lavanda edibili
3 cucchiai di succo di mela concentrato *
6 cucchiai di acqua
mezzo cucchiaino di agar agar
un pizzichino di sale

per la crema di yogurt vegan:
300 gr di yogurt di soia
malto (o succo di mele conc. o sciroppo di acero o di agave) * q.b. secondo il gusto
vaniglia
buccia di arancia
un pizzico di zafferano per colorare (facoltativo)
una tazzina da caffè di latte di riso non zuccherato
un cucchiaino di agar agar

Tagliare a dadini le albicocche e cuocerle con l'acqua, l'agar agar, il sale, il succo di mela ed i fiori a fuoco dolce per 2-3 minuti la composta.
Sciogliere l'agar agar nel latte di riso con il dolcificante scelto e portare a dolce ebollizione.
Togliere dal fuoco ed unire al resto degli ingredienti, mescolando bene.
Versare in bicchierini e lasciar raffreddare in frigo.
Decorare con la composta di albicocche.


* per i nuovi lettori, perchè cerco alternative allo zucchero, qui



venerdì 14 giugno 2013

Ah sì.. ah no. Yo yo.



"La felicità è quando incontri degli elementi di cui tu stesso sei fatto e che si trovano allo stato libero."

Josif Brodskij

martedì 11 giugno 2013

Esuberante



Io ho per le mani
 una certa quantità d'amore 
che non mi riesce di collocare.

Giorgio Manganelli




C'è chi scrive, chi dipinge, chi suona, chi fa giardinaggio, chi fotografa, chi cucina, chi cuce...
Ma il succo di mani è lo stesso, penso. 
Vorrei farne conserva.



lunedì 3 giugno 2013

Parole di burro. ("burro vegetale" per Salutiamoci di giugno ed il tofu)


Giugno si apre con Salutiamoci e il tofu.   (per qualche info sull'ingrediente vedi qui)
No, non storcete il naso!
Lo so, o lo si ama o lo si odia, ma credo che questa seconda fazione spesso si sia limitata ad assaggiarlo di pessima qualità (magari pure ogm) e cucinato in modo sbagliato.
In realtà con un po' di dimestichezza e fantasia, col tofu (firm o silk, cioè quello solido o quello cremoso) si posson fare un sacco di buone cose, come ad esempio:
  • ripieni per pasta fresca (ravioli qui e lasagne qui)
  • creme spalmabili
  • terrine (qui)
  • sformatini (qui e qui e qui)
  • gnocchi (qui)
  • torte salate (qui e qui)
  • dolci al cucchiaio (qui)


Lorenza di Galline 2ndlife attende per tutto il mese le vostre ricette con questo ingrediente (secondo la tabella del gioco).




Cobrizo questa volta ha voluto utilizzarlo per prepararsi una sorta di burro vegetale, da utilizzare negli impasti tipo pasta matta o finta brisé, per evitare le paste pronte o ancor peggio le margarine non meglio indentificate, quando si desidera una consistenza diversa rispetto alle paste fatte con solo olio.

per circa 350 gr di burro vegetale:
200 gr di tofu bianco frim
100 gr di semi girasole
100 ml di olio di semi di girasole
un pizzico di sale

In un robusto tritatutto (ottimo il Bimby, se ce l'avete) sfarinare i semi di girasole.
Unire l'olio, il tofu a pezzi e ed il sale e tritare a crema fine.
Riporre in un contenitore di vetro. Si conserva ottimamente in frigo per una settimana.
Credo che nulla impedisca anche di congelarlo, anche se ancora io sinceramente non ci ho provato.


Quindi ho impastato 250 gr di farina semintegrale con 130-150 gr di burro vegetale, un pizzico di sale, un cucchiaino di cremortartaro e 60/80 gr di acqua fredda.
Ho unito anche delle erbe provenzali (facoltative) per profumare la pasta.

Divisa in due e stesa, l'ho farcita con asparagi, cipollotti e piselli saltati in padella.
Poi ne ho fatto anche un'altra versione con 250 gr di farina e 170 gr di burro vegetale ma senza lievito (cremortartaro), ripiena di fagiolini, patate e pesto al basilico.
Entrambe cotte a 170-180° per 20-30 min (o a seconda del vostro forno).

Per dorarla un po' più in superficie, magari pennellatela con un goccio di olio emulsionato con acqua o latte vegetale, cosa che mi son ricordata di fare solo alla seconda (e non in quella in foto).

La seconda versione è venuta un po' più croccante, la prima un poco più lievitata e morbida.
Secondo me si può scegliere l'una o l'altra anche in relazione al ripieno.
Conservata in frigo si mantiene un paio di giorni e risulta ancora buonissima riscaldata sulla piastra.


Mi ripropongo di rifare questa sorta di burro anche con olio di mais o di oliva, per un gusto più delicato e provare ad usarlo anche per torte dolci.
Se ci provate prima voi, mi fate sapere?






L'idea di questo burro vegetale per questa volta non è mia, ma di Pasquale Boscarello, che in un suo libro l'ha chiamato "tofolio".