mercoledì 30 settembre 2009

Semplicemente verde...


Può sembrare una strada in salita, ma certamente la cornice verde la fa sembrare meno dura...

A partire da quest'anno viene organizzata a livello internazionale dall'1 al 7 ottobre la Settimana Vegetariana Mondiale, con lo scopo di informare le persone sulla scelta vegetariana e con eventi in tutto il mondo (alcuni anche in Italia) per invitare ad eliminare la carne.
Dunque, io non sono completamente vegetariana, essendo macrobiotica e mangiando pertanto il pesce, ma forse potrebbe essere questo un pretesto comunque per tutti per riflettere... (vedi qui e qui)
Provarci almeno per una settimana non è impossibile!



Cosa c'è dunque di meglio di una passeggiata nel verde, avvolti dalla pace e dalla luce calda dell'autunno?


e incantarsi a trovare e raccogliere le castagne?


od osservare qualche bestiolina verde? ;-)


Rientrare in casa, poi, quando il sole sta tramontando, si fa particolarmente dolce ed appagante.
E' facile dunque continuare a giocare e scherzare.
Così, senza esitazioni, decido d'impastare farina di kamut con acqua e un pizzico di curcuma. Lascio riposare un poco e poi, mentre preparo il sugo, gli uomini di casa si mettono al lavoro tra le risate...
La gara scatta automaticamente: chi fa il cavatiedd più bello?
(cicatelli, cavasuneddi, strascinari, rascatielli, manatelle, capunti, minuich, cicatidde, mignuicchi, pincinelle, cazzarille, ciufele, gnuchitti, gnocculi… cambiano i nomi a seconda della regione ma non la sostanza) 







Sbollento mezzo cavolfiore nell'acqua salata. Lo ripasso in padella con olio evo, aglio e un cucchiaio di profumatissime Epices Colombo *.
In un pentolino lascio in ammollo per dieci minuti una manciatina di Hizichi (cosa sono vedi qui) in un paio di dita d'acqua fredda. Quindi le cuocio dolcemente per almeno mezz'ora, (o finchè si saranno comunque asciugate) aggiungendo solo verso la fine un po' di salsa di soia e qualche goccia di limone. La cottura prolungata farà così perdere loro l'odore eccessivo di mare.
Cuocio i cavatelli per 3-4 minuti e li spadello con il cavolfiore. Impiatto e decoro con le alghe e ancora un pizzico di spezie.





"Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma a me piace pensare che se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno" (Maria Teresa di Calcutta)

*Le Epices Colombo sono una miscela di spezie, variabili per tipo e percentuale, tipiche della cucina creola delle Antille.
Se non la possedete, non disperatevi: potete comunque provare a confezionarvela da soli!
La mia ad esempio è un mix di coriandolo, cumino, finocchio, carvi, alloro e curcuma.
Taluni al posto di finocchio, carvi, e alloro aggiungono invece pepe nero, fienogreco, chiodi di garofano e/o ancora senape e zenzero.
E' ottima per le marinature (da provare ad esempio con rhum e latte di cocco!), ma io la uso senza limitazioni, per tutto ciò che la fantasia mi suggerisce.






Luce-moto-acqua






«Quando ero ragazzino… andavo sempre in piazza San Marco, in piazzetta, a sorvegliare i pittori, a raccogliere la pulitura delle loro tavolozze, raschiata con la paletta… Facevo bottino, tornavo a casa (forse facevo la seconda, la terza elementare) dipingevo con le dita, stendendo… Invidiavo a scuola quelli che facevano quei bei disegni, “inquadrati”, puliti… io invece mi agitavo, sporcavo, segnavo forte». Emilio Vedova

In quella Venezia dove ha abitato e avuto il suo studio per più di cinquant’anni, ora è nata la Fondazione Emilio Vedova. Collocato nei trecenteschi Magazzini del Sale a Venezia prende vita da un affascinante progetto di Renzo Piano del quale il pittore era molto amico.

Se siete a Venezia concedetevi una passeggiata sin lì (l'ingresso tra l'altro è pure gratuito).
In uno spazio lungo più di sessanta metri, dalle maestose pareti in mattoni, verrete affascinati da una sorta di macchina leonardesca, un gigantesco dispositivo robotizzato (simile per funzionamento ad uno skilift) che preleva le grandi opere di Vedova dal magazzino e le presenta allo spettatore in tre serie alternate.

Un genovese e un veneziano insieme, uomini entrambi di mare: “…luce-moto-acqua verso l’aperto… ” in un museo fluttuante, un innovativo spazio espositivo, dove lo spettatore può restare fermo, perché ciò che si muove sono le opere.

Le mie foto rubate col telefonino sono davvero brutte. Voi andateci di persona!
ps: per qualcuno potrebbe essere più piacevole una visita con le cuffiette, per ovviare ai rumori meccanici del dispositivo.



tutte le info QUI





venerdì 25 settembre 2009

When I'm five...



Buon compleanno piccolo grande amore mio.

..."When I'm five I will jump in puddles, laugh in church and marry my mum and I'll let my daddy do the washing-up"...
;-)

Altro che Puffi o Gormiti.
Un buffissimo e quasi irriconoscibile David Bowie per farti gli auguri:
i tuoi 5 anni siano tutti rock!
;-)






lunedì 21 settembre 2009

Tana libera tutti!




Solo a pensarci mi viene da piangere. No, il dolore fisico, quello è passato.
E' quella sensazione di vuoto, dilagante, che invece di placarsi sembra crescere senza sosta. Lievitare... e insieme provare lo stesso smarrimento di quando realizzi che un ladro ti ha svaligiato la casa e non hai ancora avuto il tempo di comprendere cosa manchi.
Le grandi pulizie non si fanno in autunno. No.


Il frigo è praticamente vuoto. E' dura trovare qualcosa che sia un cibo coccola-tana-tampone.
Metto insieme quattro cose per disperazione, perchè stasera peserebbe troppo anche decidere di mangiare fuori.
L'idea è questa: wakame, vaniglia e zafferano. *




Fidata cipolla, omeopatica, per stemperare le lacrime con altre lacrime.
Un goccio di whisky, forte, per stordire e miso bianco per mantecare. *
E il riso bianco, che cancellerà ogni segno.

Stringimi forte amore mio. Durante questi 15 min di cottura, non dobbiamo fare nient'altro.
Con questo risotto, stasera, tiriamo un sospiro di sollievo.





* un goccio appena di whisky per sfumare il riso dopo la classica tostatura in olio e cipolla, wakame nel brodo vegetale (a pezzetti se piace però può essere unita alla fine, anche ammollata e poi fritta, se gradita), zafferano e un pizzico appena di vaniglia alla fine, nella mantecatura col miso bianco.

lunedì 14 settembre 2009

Flutti e reflussi

turchesi e labradorite


Reflusso acido da mare. Estate di calore e bruciore.
Un affannarsi infantile di richieste, pretese, come se il tempo non fosse passato, come se il tempo invece fosse diventato un passe-partout conquistato di diritto, che tutto consente.
Desiderio di sorrisi. Ma la noia, la pesantezza, la prepotenza uccidono qualunque scherzo...

Confeziono questi, con pezzi di azzurro come fossero vomitati dal mare. Mare che non ho visto abbastanza, quest'estate, e che risento salato alle narici, per il primo raffreddore d'autunno.
E me li "butto" alle spalle, come fossero monetine portafortuna... ma il rumore è inequivocabilmente solo quello di un buco nell'acqua.

info qui


mercoledì 9 settembre 2009

Gnocchetti antitristezza

Colpa della temperatura che è scesa bruscamente a soli 12° (alle 8.30 del mattino), oggi in piena crisi malinconica da inizio autunno o meglio fine estate, mi sono dedicata ad impastare gnocchetti.
Operazione zen molto piacevole, che magicamente calma l'animo e rasserena la mente.
Poi se a fine giornata il tutto viene accompagnato da una bottiglia di Incrocio Manzoni, ci si infila sotto le coperte a fare tana, cotti e contenti, come scoiattolini con la pancia piena di noccioline! ;-)




Le dosi andrebbero bene forse anche per 4 ma noi, tre macrobiotici (o meglio due e mezzo?) morti di fame, ce li siamo spazzolati tutti senza battere ciglio! ;-)
Ho macinato 200 gr di grano saraceno bio (il grano saraceno è infatti riscaldante!) ed ho unito la farina ottenuta a 100 gr di farina bianca e a due cucchiai di semi di papavero (si capisce anche da qui che ne ho comperato un vagone, no?). Dunque ho impastato con acqua fredda (ho fatto ad occhio ma potevano essere all'incirca 200 cl) ed aggiustato con farina bianca q.b., se necessaria, affinchè l'impasto risulti asciutto, ma ancora morbido (consistenza a "lobo d'orecchio").
Ho lasciato riposare la palla dell'impasto in un pezzo di pellicola in frigo, per 20 minuti.
Quindi ne ho ricavato dei rotolini spessi come il mignolo, li ho tagliati a pezzetti minuti e li premuti ciascuno col pollice sull'attrezzo apposito, per rigarli.
Li ho fatti cuocere in acqua bollente salata, per 3-4 minuti.

Conditi con cavoletti di bruxelles saltati in padella, con cipolla rossa di tropea e sfilaccetti di seitan. Pepe e lievito in scaglie a piacere.






lunedì 7 settembre 2009

Festina lente



Il mio pensiero oggi, mentre lavoravo, è andato alla mia nonna paterna, quando mi faceva sorridere perchè, al momento dei saluti mi raccomandava di far presto nel tornare a casa. Fin qua niente di strano, per una nonna verso la nipotina... già, ma lei aggiungeva teneramente di andare pure piano!
Mi sembrava già allora davvero una contraddizione, due richieste in antitesi fra loro.
E' stato questo termine latino, oggi, ritrovato in questo libro (sullo sfondo, sopra), mentre facevo delle foto - festina lente - con questo suono così bello che mi ha indotto a rinfrescarne il significato alla memoria....
Affrettati piano, significa.
Ho rivisto davanti agli occhi la mia nonna (che aveva un nome che era tutto un programma: si chiamava Amabile e altro nome non poteva essere più appropriato), tanto da farmi sentire perfino il suono della sua voce, la ruvidezza delle sue mani sporche di terra, nell'orto...
Nonnina mia, se fossi qui, lo so per certo, mi diresti: -Porta pazienza!-
Ma in quelle parole ci leggerei pure: affrettati Cobrizo, perchè in questi tempi dilatati non si può più aspettare. Perchè hai già pazientato abbastanza. Perchè la tua tolleranza ha sorvolato su troppi errori...
Scrollati di dosso la pigrizia, l'ambiguità, l'opportunismo, la superficialità, la monotonia e l'immobilità altrui e guarda avanti mirando al cuore delle cose vere.


In questo fresco mattino di settembre (12,5° alle ore 8.30) il tuo caldo abbraccio è davvero un dolce buongiorno!



info qui



mercoledì 2 settembre 2009

Grazie


Pudore

Se qualcuna delle mie povere parole

ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.



Ho trovato queste parole su una pagina di diario di Antonia Pozzi, del 1933, ed ho avuto subito la curiosità di leggere un po' di lei.

Bionda, minuta, delicata, Antonia cresce in un ambiente colto e raffinato: il padre avvocato, già noto a Milano; la madre, educata nel Collegio Bianconi di Monza, conosce bene il francese e l’inglese e legge molto, soprattutto autori stranieri, suona il pianoforte e ama la musica classica, frequenta la Scala.
Antonia ha mani particolarmente abili al disegno e al ricamo. Il nonno Antonio è persona coltissima, storico noto e apprezzato del Pavese, amante dell’arte, versato nel disegno e nell’acquerello, a nonna, Maria, vivacissima e sensibilissima.
Alla fine degli anni 20 frequenta il liceo ed è subito affascinata dal professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi; non dal suo aspetto fisico, ché nulla ha di appariscente, ma dalla cultura eccezionale, dalla passione con cui insegna, dalla moralità che traspare dalle sue parole e dai suoi atti, dalla dedizione con cui segue i suoi allievi, per i quali non risparmia tempo ed ai quali elargisce libri perché possano ampliare e approfondire la loro cultura.
Antonia se ne innamora e scrive versi d'amore per lui, struggendosi in una passione contrastata dalla famiglia benpensante, che costringerà il Cervi ad abbandonarla.
Antonia continuerà a sopravvivere studiando, insegnando, viaggiando, illudendo il suo cuore di una guarigione ed un oblio che mai sopraggiunsero.
Troverà la pace solo con il suicidio, nel 1938.



Triste orto abbandonato l’anima
si cinge di selvaggi siepi
di amori:
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi

altre sue poesie qui