martedì 30 aprile 2013

Sedievole #3 #4 ... e sedie (ma non serie) chiacchiere.

Più passa il tempo e più le cose che riemergono dalla memoria infantile fanno un dolce effetto...
Non si tratta di indugiare nostalgicamente nel passato, ma di riconoscere la memoria e le sue radici.


Caregheta d'oro,
che porta el me tesoro
che porta el me bambin
caregheta careghin. 
  

é una filastrocca dialettale (careghéta = seggiola, per i non veneti) che mi sentivo cantare da bambina dai nonni, o chi per loro, che intrecciavano le loro quattro mani, afferrandosi vicendevolmente i polsi, creando così un piccolo scranno che alzavano ed abbassavano a ritmo facendomi volare in alto, in aria...








Sì, si posson far magie con le sedie...






Silvia Geroldi e Camilla Catarzi lo sanno lunga in materia di sedie.
Mi hanno invitato: - Siediti e raccontaci, Cobrizo. -
Ops.
Sedia che scotta?!?! :-D



l'intervista qui 
così forse anche tutte queste mie sedie disegnate si spiegheranno da sè...

 





lunedì 29 aprile 2013

Sediovuòle... "sedievole". #3

E' uscita questa, che involontariamente pare proprio una "esse", con le ali.
Una Sedia alata...




 per in[sedia]menti virtu[ali]


Sì, le mie sedie hanno ali.
Per fortuna.
Meglio legarsela al dito, questa.  ;-)



Tutta la "seriesedie"  qui

mercoledì 24 aprile 2013

Sediovuòle... "sedievole". #2

Seduta in bilico sulla sedia.
La precarietà mi spinge a rischiare.
L'acrobazia talvolta riesce, talvolta è disastrosa.





E' un sogno di leggerezza...
perchè “esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca”, come diceva il grande maestro Bruno Munari.


La "seriesedie" è iniziata qui



lunedì 22 aprile 2013

Sediovuòle... "sedievole". #1

Questo potrebbe essere l'inizio di una serie. Una seRie di seDie.
Mi sento un po' l'Alfieri, legata alla sedia:
« Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli » mi ripeto per disciplinarmi nel lavoro e tenere il sedere incollato alla sedia.

Su una sedia si posson fare un sacco di cose...






perchè le sedie non hanno mai bisogno di riposare,
perchè le sedie dormono in piedi, scriveva Nazim Hikmet
ed io le amo per la loro capacità di accoglierci a tutte le ore.




Salutiamoci di aprile: la mandorla




Nella mandorla – cosa sta nella mandorla?
Il nulla.
Nella mandorla sta il nulla.
Lì sta e sta.

Nel nulla – chi sta? Il re.
Lì sta il re, il re.
Lì sta e sta.

Ricciolo ebreo, non diventare grigio.

E il tuo occhio – per dove sta il tuo occhio?
Il tuo occhio sta davanti al nulla.
Sta verso il re.
Così sta e sta.

Ricciolo d'uomo, non diventare grigio.
Mandola vuota, blu regale.

(Paul Celan)


Uno schizzo e una poesia ... solo per ricordarvi che tutto aprile Salutiamoci gioca con le MANDORLE in casa di Francesca di Paciocchi di Franci, che vi aspetta con le vostre ricette.
Io sono perennemente in ritardo su tutto (sto più disegnando che cucinando, effettivamente), ma voi datevi da fare e giocate con le mandorle!
Ma sapete, che ridendo e scherzando questo nostro progetto ha già raggiunto un anno di vita e ha raccolto ben più di 800 ricette?
Che bello.

mercoledì 10 aprile 2013

Resistere per Ri-esistere

"È la più audace delle utopie, la più irriducibile delle speranze: resistere contro ogni forma di oppressione per esistere di nuovo, per tornare ad essere donne ed uomini liberi di affermare la propria storia e la propria vita.
Le montagne, la roccia, i sassi hanno una familiarità fisica con la Resistenza non solo perché partigiani e ribelli hanno sempre attraversato e vissuto questi luoghi come base per le loro battaglie, ma perché, grazie alle loro forme proiettate verso l’alto, le montagne evocano l’dea stessa di libertà.
I sassi, le sassaiole, sono inoltre le armi dei bambini, dei poveri, degli esclusi."


In occasione della Festa della Liberazione del 25 aprile '13 la città di Belluno sarà invasa da una simbolica sassaiola, fantasiosa e liberatoria, grazie ad un'idea ed un'installazione urbana che Aurelio Fort e Alfonso Lentini attueranno assemblando sassi di ogni diversa provenienza, ad ognuno dei quali sarà applicata l’impronta digitale dei 543 partecipanti, fra artisti cittadini e di tutto il mondo.

Questo il mio contributo a questa sassaiola creativa e non violenta:





..."poiché l’arte lavora sui mutamenti e sulle moltiplicazioni dei significati, con questo progetto vogliamo puntare l’attenzione sulla parola Resistenza per innescare un meccanismo di risonanze e proliferazioni di senso."

il link dell'iniziativa qui





domenica 31 marzo 2013

Ma che gallina!





Buona Pasqua di rinascita a tutti, me compresa.

(citazione di S. Butler, illustrazione Roberta Cadorin)


giovedì 21 marzo 2013

Con-cordia




Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

W. Symborska



Potessi scegliere d'essere uno strumento musicale, sarei sicuramente un cordòfono.
Di legno, arcuato, vuoto, ma capace.
Cassa di risonanza, per amplificare ed armonizzare. Che responsabilità, però.
Un manico per indicarmi l'altezza da (e)seguire e poi piroli, bischeri, - che già i nomi mi piacciono - per allentar la tensione o accordarmi...
Ma sono così ignorante di spartiti. So usar la musica solo per scompormi, o per ricompor le parti disgiunte.
Ho cuore, però, così azzardo coraggio e mi sogno violino, viola, violoncello, contrabbasso... perchè nella vita mia ho la fortuna di incontrare mani bellissime, piccole o grandi, curate o ruvide, che anche senza toccarmi, mi fanno ancora vibrare.

Cor... cordis...

in concordia.


21 marzo, primo giorno di primavera, giornata mondiale della poesia.



p.s. :
che bello scoprir che la concordia è anche fiore ed addirittura erba medica (vedi qui)
L'Orchis maculata ha tubero palmato, a forma di mano (denominata per questo "man de la Madòna", dalle mie parti) e dall'intreccio di quelle "dita" pare si traessero auspici sulla durata di un amore; compare inoltre tra le erbe usate dalle streghe per i loro sortilegi.
In Medio oriente invece gli stessi tuberi vengono realmente impiegati in cucina per realizzare minestre, mentre in Grecia vengono essiccati e quindi ridotti in farina; questa, una volta cotta con miele, crea una bevanda che viene consumata soprattutto come prima colazione.


giovedì 14 marzo 2013

Di luce in luce



Forse dovrei imparare a separare...
Ma tutto è unito... sono tutta unita...

sostanza e tempo sono inseparabili,
come misura e moto, organo e vita...

Avessi mani sopra tutto il corpo
e labbra sulla punta delle dita

o fossi straripante come i fiumi...
inonderei di ferita in ferita

la vita che mi sfugge volteggiando
sopra l’infanzia sempre mai finita...


                    ***


Di luce in luce vengo verso te,

e la luce si fa sempre più chiara.
Poso la testa sopra i tuoi ginocchi…
Sto bene… Ce la faccio, anima cara…

Guarda! Il cielo è sereno… È tutta luce
la neve sulle cime dello Schiara! *


Patrizia Valduga





* Per i non bellunesi, lo Schiara è il gruppo montuoso dolomitico che si erge a nord della città 

« In certe giornate limpidissime di autunno, perfino dai tetti più alti di Venezia si possono distinguere, anche senza bisogno di binocolo, le Dolomiti. Non solo il loro confuso profilo di montagne, misteriosa barriera che chiude il nord (e al di là che cosa esiste? Quali mondi si stenderanno di là della muraglia?). Ma se ne riconosce anche il colore. Dalle 11 del mattino a pomeriggio inoltrato una piccola macchia lucente risplende infatti all'orizzonte. È la faccia sud dello Schiara, una delle poche grandi pareti dolomitiche che guardano direttamente la pianura... » (Dino Buzzati)




mercoledì 13 marzo 2013

Compiuti, incompiuti e schizzi.

Parlavo di punizione qui, vero?
Ecco, è arrivata: sono segregata in casa da giorni con un piccolo moccioso febbricitante, fastistidioso e infastidito.
E non dite solo -Povero!- perchè chi non ha mai provato a stare 24 h su 24 per più di cinque gg così, non sa evidentemente di che cosa parlo!
Si riesce a lavorar pochissimo, ovviamente, e ci si innervosisce pensando a tutto quel che ci sarebbe da fare - compiuti, incompiuti e schizzi -, ma alla fine non resta che arrendersi e cercare di trovare almeno qualche dvd piacevole da guardare insieme.
Vi vorrei allora segnalare questo film, per bambini ma anche per adulti:

La tela animata di Jean François Laguionie, un gioiellino di animazione francese, interamente disegnato in tecnica mista nell'arco di cinque anni, che si racconta attraverso il mondo della pittura e del colore.
L'inizio ricorda un poco l'opera pirandelliana "Sei personaggi in cerca d'autore" per la scomparsa misteriosa del pittore che lascia personaggi, - incompiuti, compiuti e schizzi - vagare in cerca del proprio scopo. 
Il gruppo viaggerà di quadro in quadro (con riferimenti a pittori quali Henri Matisse, Picasso, Andrè Derain e Pierre Bonnarde) ed approderà fino a Venezia, nel tentativo di ritrovare il pittore (che ricorda nei tratti Paul Cezanne), affinché possa terminare l'opera incompiuta restituendogli finalmente dignità.
Le Figaro lo ha definito un capolavoro, per Le Monde pecca di ingenuità, mentre l'Express ne ha esaltato la fluida vivacità della grafica e delle animazioni. Solo dopo aver visto anche i meravigliosi Appuntamento a Belville e L'Illusionista, decidete un po' voi...

qui il trailer


Il caso però vuole che in queste giornate interminabili arrivi fortunatamente anche qualche inaspettata gratificazione. 


Bobos parla del mio lavoro:



Anche se ai vostri occhi pecco forse di vanità, questo è il mio diario/portfolio e ho bisogno di appuntarmelo, per ricordarmene.
Questo riesce a ridare un senso alla giornate più pesanti ... e alle ore rubate al sonno, pur di consentire a Cobrizo di continuare a disegnare e rispettare le scadenze.
Grazie.

sabato 9 marzo 2013

Ceci...

Questo mese Salutiamoci cucina i ceci.
Cobrizo dunque doveva disegnarli. Eh, mica facile...

Ceci...
Ceci...
mumble mumble
...



Non sai ancora cosa sia Salutiamoci?
Allora sì, ti metto in ginocchio sui ceci, in punizione! :-)


 


Non sono crepes, non son panelle, non son pancakes, nè frittelle.
Allora come chiamo questa robina qua?
Quel che conta comunque è ancora una volta l'idea che vi propongo, cioè quella di utilizzare i ceci già bell'e cotti, anzichè la farina di ceci, che si impiega invece in tutte le ricette menzionate sopra.
Un avanzo di legumi già cotti troverà dunque un impiego molto appetitoso per un antipasto o un primo piatto semplice ma gustosissimo.


230 gr di ceci già cotti (oppure preferibilmente bio, in vasetto di vetro)
250 gr d' acqua o q.b.
un cucchiaio di farina di mais integrale macinata grossolana
50 gr di farina semiintegrale (la mia di frumento)
un pizzico di bicarbonato
2 cucchiai d'olio di oliva e.v.o.
aglio (un quarto di spicchio)
sale q.b.
pistacchio tritati
spezie a piacere

per il ripieno io ho scelto delle bietine fresche (bieta da taglio) passate direttamente in padella con olio, aglio e acciughe (queste ultime facoltative per una versione vegan).


Frullare finemente i ceci con l'acqua, l'aglio e l'olio. Aggiungere le farine, il sale, il bicarbonato ed aggiustare di sale.
La pastella dovrà risultare decisamente fluida come quella per le crepes.
Scaldare una piastra antiaderente o di ghisa. Oliarla leggermente.
Versare la pastella e cuocere ambo le parti, come normali crepes o pankes finchè diventeranno croccantine.
Io ho provato sia a farle grandi, e poi tagliarle con un coppapasta, sia a versare direttamente la pastella nel coppapasta posizionato sulla piastra, così potesse contenere ed arginare il liquido.
Potrete dunque arrotolarle come piadine, ripiegarle a metà oppure comporle come ho fatto io a torretta con un ripieno di bietine o con quel che più vi garba.
Buone tiepide o fredde.


Vi ricordo che se volete aiutarci in questo gioco, potete portare i vostri ceci, in tutte le salse, qui da Katia di Pappa&Cicci.


mercoledì 27 febbraio 2013

Miso. Mi no. Ma se... *

Miso soup

Il miso è il principe dei condimenti giapponesi.
Non siate tanto scettici da escludere a priori questo alimento dalla vostra dieta. Vi perdereste davvero un'interessante e salutare opportunità!
Il miso è una pasta scura, naturale e molto saporita, paragonabile vagamente in occidente al nostro dado da brodo.
E' il risultato di una fermentazione e lunga maturazione della soia, insieme a sale ed altri cereali, che avviene in grandi barili di cedro. E' adatta ad insaporire, ma è versatile anche per creare condimenti appetitosi.

La sua origine risale, pare, addirittura al Neolitico. Solo con i monaci buddisti cinesi, però, a partire dal  600 d.C, si ebbe una sua larghissima diffusione che raggiunse anche il Giappone.
Proprio in terra nipponica sembra sia stato coniato il detto popolare "miso sae areba" che significa “tutto va bene finché c’è miso”, il che la dice lunga sulle proprietà di questo ingrediente.
La naturale fermentazione utilizzata per produrre il miso è un processo che sapientemente consente anche l'eliminazione dei fattori antinutrizionali della soia (soytoxin) esaltandone invece le sostanze salutari.
Il miso è prezioso infatti in quanto è ricchissimo di aminoacidi (come l'acido linoleico e la lecitina, che hanno la proprietà di contrastare il colesterolo), apporta preziosi enzimi vitali, sali minerali, oligoelementi e vitamine all'organismo ed arricchisce la flora batterica dell'intestino, aumentando la capacità di difesa del sistema immunitario e migliorando pelle e capelli.

Alla fine del 1980, un gruppo di ricercatori medici giapponesi della Tohoku University scoprì che il miso contiene un estere etilico, prodotto durante la fermentazione, che agisce come anti-mutageno, aiutando cioè ad annullare sostanze nocive e potenzialmente cancerogene che possono accumularsi nel nostro organismo.
Il National Cancer Institute ha inoltre scoperto, attraverso uno studio esteso a donne giapponesi facenti uso giornaliero e costante di miso (cita la tazzina di zuppa di miso per tre volte al giorno), che lo stesso ha abbassato del 40% il rischio di cancro al seno.
In Occidente talvolta il miso viene additato come un ingrediente troppo salato e pericoloso per la salute (ma bisogna tenere conto che noi occidentali spesso facciamo un uso sconsiderato del sale in tutte le altre pietanze!), ma un altro studio su uomini e donne giapponesi con pressione arteriosa normale, condotta dalla Showa University, ha dimostrato invece che, con due ciotole di zuppa di miso al giorno realizzate con la giusta combinazione di ingredienti (come wakame, brodo di pesce palamita, foglie verdi, cipolle e carote), si può prevenire lo sviluppo dell'ipertensione, grazie al suo alto contenuto di potassio, magnesio e calcio. Inoltre un altro studio ancora, condotto per tredici anni su una vasta popolazione di uomini e donne giapponesi, ha dimostrato che coloro che si sono astenuti dalla zuppa di miso hanno avuto un tasso di mortalità per ipertensione ed ictus tre volte e mezzo superiore rispetto ai bevitori di zuppa di miso.
 (da Miso Book di John & Jan Bellem, vedi qui)

Esistono numerosi tipi di miso. 
I sapori e la qualità variano moltissimo da produttore e produttore, quasi un po' come per noi occidentali si differenziano i formaggi artigianali.
Nelle dispense giapponesi infatti molto spesso se ne trovano ben più di un solo tipo per poter essere impiegati e miscelati con cura a seconda delle loro caratteristiche (sapore, colore, stagionatura...) nella ricetta da realizzare.
I più conosciuti e frequenti sono il miso di Orzo Onozaki, quello di Riso Johsen, il miso Hatcho, lo Shiro Miso ed il Natto miso.

Il Miso di Orzo Onozaki è prodotto con soia, orzo e sale ed è di colore più chiaro e sapore un po' più delicato. 
La sua lavorazione avviene a partire dai fagioli di soia lavati ed ammollati, bolliti per venti minuti e successivamente ancora cotti a vapore per 4 ore.
L'orzo viene cotto a parte e fatto fermentare inoculandoci il koji. Una volta maturato, viene aggiunto alla soia in rapporto 11 parti di koji per 10 di soia e viene addizionato anche di sale marino.
Quindi viene fatto maturare per 18 mesi in grandi tini di cedro a temperatura ambiente, con travasi da un barile all'altro ogni 3 mesi, seguendo l'avvicendarsi delle stagioni, per assicurargli la giusta ossigenazione.
Una volta pronto, viene confezionato, senza la necessità di essere pastorizzato, visto che l'alta percentuale di sale ne preserva l'integrità.

Il Miso di Riso Johsen è prodotto dalla soia e riso integrale e sale ed ha un sapore più deciso. 
Per prepararlo, i fagioli di soia vengono lavati, ammollati e poi cotti a vapore. Vi viene addizionato il riso inoculato con i fermenti del koji (come per il miso Onozaki, vedi sopra).
La mistura di soia e riso fermentato viene salata e lasciata fermentare ancora in fusti di cedro, pressati da pietre, per almeno 18 mesi, ma a volte anche fino a 24.


L'Hatcho Miso è definito il miso dell'imperatore; prodotto solo con soia e sale, è il più scuro e dal sapore molto intenso. (Se non avete alcuna dimestichezza col miso, vi consiglio di cominciare ad usare quello di riso o di orzo e non partire dall'Hatcho)
Presenta il 20% di sale in meno rispetto agli altri tipi di miso. Durante la sua preparazione, la soia, dopo la cottura, viene lasciata riposare direttamente nel suo bollitore affinchè acquisti una colorazione più scura e un sottile aroma di affumicato. Il peso sovrapposto infine ai tini per pressarlo arriva anche fino a tre tonnellate e il tempo di fermentazione è di due anni.
Lo Shiro Miso, o miso bianco dolce, è un condimento più cremoso dal sapore più delicato e una colorazione ambrata, che fornisce infinite possibilità di utilizzo nel preparare salse e condimenti

Il Natto Miso è una sapiente miscela di miso, malto d'orzo, zenzero, shoyu ed alghe kombu. I fagioli di soia vi compaiono al suo interno spesso ancora parzialmente interi e in bocca paiono quasi come arachidi, mentre il suo odore caratteristico talvolta ricorda un po' quello di alcuni formaggi piccanti.
Contiene vitamina K2, serina e pirazina (quest'ultima responsabile del suo odore caratteristico) che, è dimostrato, sono in grado di ridurre il rischio di coagulazione del sangue.

La Tekka è infine un condimento in polvere a base di radici come bardana e carote e miso. Il suo nome giapponese significa "radice di ferro".
Cotto a lungo durante la  sua preparazione, viene essiccato e polverizzato, assumendo dunque un forte effetto (yang), riscaldante ed energizzante. Profumatissimo (con un aroma un po' di caffè, per intenderci), è da usarsi a piccoli pizzichi, sopra il piatto finito.


Il modo più semplice per utilizzare il miso è appunto nella famosa zuppa di miso, di cui è sufficiente una piccola ciotolina come apertura di pasto, per facilitare la digestione, mantenere in equilibrio i livelli di zucchero nel sangue e per alcalinizzarlo, ripulire l'intestino e ripopolarne la flora batterica meglio di qualsiasi altro integratore ora molto in voga sugli scaffali frigo dei supermercati (bianco, da bere giornalmente, ci siamo capiti no?).
Il consiglio è acquistarlo non pastorizzato, di origine biologica e, per preservarne le infinite proprietà preziose, non sottorporlo ad alte temperature in cottura.
Nelle zuppe infatti va stemperato a parte e poi aggiunto al brodo della zuppa, a fuoco spento.



ZUPPA DI MISO SEMPLICE (dosi per una persona)
1 striscia di 2-3 cm circa di alga wakame (sulle alghe vedi anche qui)
da 1/2 a 1 cucchiaino di miso (di riso, orzo o Hatcho)
1/2 tazza di verdure a vostro piacere tagliate sottili (preferibilmente cipolla, carota e qualche verdura a foglia verde ma potrete variare secondo la stagione e il gusto)
prezzemolo, o erba cipollina o zenzero fresco (sempre secondo la stagionalità)
Ammollare l'alga in poca acqua fredda. Tagliarla a striscioline molto sottili e recuperare l'acqua d'ammollo a cui aggiungere 2 (o 3) tazze d'acqua fredda. Portare ad ebollizione. Aggiungere le verdure tagliate sottilmente e far cuocere per 10 minuti. Rimuovere dal fuoco e scoperchiare la pentola cosicchè la temperatura scenderà un poco. Quindi prelevare un poco del brodo e in una ciotola a parte stemperarvi bene il miso, dopodichè aggiungerlo tutto alla zuppa. Versare la zuppa e servire con prezzemolo il verde del cipollotto o di un porro tagliato finissimo o un po' di zenzero grattugiato (quest'ultimo da preferirsi nella stagione fredda ed invernale)
Le dosi sono puramente indicative e possono variare secondo il gusto e la necessità. Altre versioni vedono pure l'impiego di funghi shitake, tofu, noodles, ecc.


Che stazza! Che dire? C'è vita in tazza. 


Anche il più semplice dei minestroni, se non già salato, potrà essere arricchito analogamente a fine cottura, con qualche cucchiaiata di miso.
Per iniziare a prenderci confidenza, mescolate semplicemente  due cucchiaini di miso con uno di tahin (pasta di semi di sesamo) e l'acqua necessaria per stemperarlo e renderlo più fluido.
Potrete assaggiare questa semplice salsa anche su crostini di pane, decorati a piacere con verdura o, allungandola ulteriormente con acqua, la stessa diventerà un alternativo condimento per una semplice pasta, precedentemente cotta insieme a qualche ortaggio (ad es. cavolfiore, finocchio, broccoli, carciofi, carote, ecc. , facendo però attenzione a ridurre il sale nell'acqua di cottura) e che potrete ulteriormente arricchire con spezie a piacere.

Se invece volete utilizzare il miso per creare altri condimenti, vi consiglio ad esempio di provare (aiutandovi per stemperarlo all'occorrenza sempre con semplice acqua per una versione più leggera, oppure un goccio d'olio) a mescolarlo ad uno o più di questi: mirin, sake, ecc. per cereali, verdure, pesce, tofu,... o combinarlo a mandorle, arachidi, semi di sesamo o tahin, senape, malto, succo di limone ... o ancora ad erbe fresche come coriandolo, erba cipollina, aglio, zenzero, ecc. creando un'infinità di variazioni.


* cambio gli accenti e gioco con autoironia nel mio dialetto: Misò. Mi no. Ma se... = - Io so. - - Io no, ma se... -


lunedì 18 febbraio 2013

Bubu, la coscienza di Yoghi.

Egli yoga,

tu yogurt,

io... Bubu.




A fatica, ma insisto nella pratica dello yoga per disegnare col mio corpo nello spazio,
e, nella pratica del disegno, per trovare spazio tra mente, pancia e cuore,
perchè...


 "Cara , per disegnare bene, bisogna essere molto cattivi, ricordatelo.
 Bisogna smontare il mondo, per ricostruirlo poi pezzo a pezzo, con infinita pazienza.“


Giorgio Bassani

e

"Il disegno è una forma di meditazione, ti costringe a fare attenzione, che è la ragione ultima del fare arte"

Milton Glaser



martedì 12 febbraio 2013

Onde di neve e grumi di cacao (con muffins)

Alternando la chiave
tu schiudi la casa dove
la neve volteggia le cose taciute.
A seconda del sangue che ti sgorga
dall’occhio, bocca ed orecchio
diversa è la tua chiave.
Diversa è la tua chiave, diversa la parola
cui è concesso volteggiare con i fiocchi.
A seconda del vento che ti spinge via
s’aggruma attorno alla parola la neve.

(Paul Celan)



Ora accendo il camino e metto sul fuoco l'acqua per un tè...
Mi siedo e mi pare di essere in slitta, avvolta dalla neve.



Mi mangio un muffins.
E' meravigliosamente bella, anche se domani ci sarà tanto da spalare...

per 10 muffins
A: 200 gr di farina (la mia semiintegrale), 100 gr fecola di patate, una bustina di cremortartaro, 3 cucchiai di cacao amaro, un pizzico di sale
B: 100 gr malto (il mio di riso), 50 gr olio di oliva e.v.o. delicato o di mais, 100 gr o q. b di latte di soia o di riso, mandorle pelate per decorare
Mescolare A. Miscelare B. Unire A + B.
Cuocere a 180° per 15-20 min (forno statico, come sempre, anche se non lo scrivo mai).



Una volta raffreddati, chiusi in un sacchetto di cellophane, si conservano in frigo, perchè non si secchino. Buoni così o farciti con marmellata d'arancia con le scorzette.

giovedì 31 gennaio 2013

La signorina Verzuppa e la Minestra di verza, cipolla rossa di tropea e miglio



  
La Signorina Verzuppa, nonostante il copricapo e l'abito impegnativi, danza leggera sulla tavola.


Ancora una minestra - illustrata - in tema di miglio per Federica di Architettarte, che ospita l'iniziativa di Salutiamoci e tutte le ricette qui, ancora fino alla mezzanotte di oggi...

... però questa signorina Verzuppa è ruffiana e fa l'occhiolino anche alla raccolta di febbraio sulla cipolla che sarà ospitata da domani, per tutto il mese di febbraio, da Valentina de La Cuoca Pasticciona qui


Minestra di verza e cipolla rossa di tropea con miglio
200 gr di verza
100 di cappuccio bianco (sostituibile con più verza)
una grossa cipolla rossa di tropea
una tazzina di miglio (o amaranto o del cereale che si preferisce)
due tazzine di lenticchie arancioni decorticate
uno spicchio di aglio
uno-due cucchiai d'olio extravergine d'oliva
zenzero fresco q.b.
salvia e rosmarino freschi
pepe o peperoncino se gradito

Tagliare sottili la verza ed il cavolo cappuccio.
Tritare la cipolla non troppo fine e l'aglio.
Scaldare l'olio in una casseruola preferibilmente di coccio, unirvi la cipolla, l'aglio e gli aromi.
Rosolare qualche minuto. Unire le lenticchie ed il miglio e bagnare con il brodo bollente (circa un litro).
Cuocere per 25 minuti. Nel caso del miglio il suo tempo di cottura coincide con quello delle lenticchie, altrimenti sarà bene tenerne conto nel caso si utilizzi un altro cereale, aggiungendo le lenticchie in un diverso momento. (Andrà ovviamente bene comunque anche aggiungere un avanzo di riso integrale già cotto, della pasta corta o del pane)
A fine cottura grattugiare e spremere nella minestra un pezzetto di zenzero fresco e una macinata di pepe o un pizzico di peperoncino.
Condite con altro olio a crudo, se lo gradite. A me è bastato quello in cottura.


"Zuppa" perchè ci son pure le fette di pane, sotto ... ma sempre minestra è ;-)


altre ricette cobrizolose con il miglio:


mercoledì 30 gennaio 2013

Salutiamoci di gennaio: il miglio. Gratin di miglio e verdure invernali


Non per soli bipedi pennuti!


Questo mese a Salutiamoci si cucina e si mangia il miglio.
Purtroppo riesco a preparare questa ricetta e questa tavola solo ora, per Federica di Architettarte, che ospita l'iniziativa e tutte le ricette qui, ancora per qualche giorno.

Dopo questa Zuppa di cipolle e miglio dorato 



vi lascio la ricetta di questo
Gratin di miglio e verdure invernali

200 gr di miglio
700 ml di brodo vegetale bollente
un finocchio (o carciofo)
2 carote o un pezzo di zucca
un piccolo broccolo
una cipolla
alloro, timo, rosmarino o curcuma *
50 gr di mandorle non pelate tostate
lievito alimentare a scaglie ** (facoltativo)
olio e.v.o.
sale e pepe nero

Lavare e tagliare a piccoli pezzi la verdura. Saltarla in un tegame dal fondo spesso, con una o due cucchiaiate d'olio per cinque minuti, salando e aromatizzando con le erbe aromatiche o la spezia che preferite (*se usate la curcuma ricordate di utilizzare sempre anche un po' di pepe nero per facilitarne l'assorbimento e quindi potenziarne le proprietà antiossidanti, antiinfiammatorie, antitumorali e antidolorifiche)
Aggiungere il miglio lavato e ben scolato. Saltare qualche secondo, quindi aggiungere il brodo bollente. Coprire e lasciar cuocere coperto per 20-30 minuti, finchè cioè il liquido sarà assorbito dal cereale (aggiungendo un po' di brodo se necessario o aprendo eventualmente il coperchio se il liquido eccedesse).
Preriscaldare il forno a 200°.
Ungere una pirofila da forno (o più cocottine monoporzione) e riempirla col miglio cotto con le verdure.
Cospargere con le mandorle tagliare grossolanamente a coltello e condire con un filo d'olio ed il lievito.
Gratinare per 10 minuti o q.b. in forno.


lunedì 28 gennaio 2013

È nato prima l'uovo o la gallina?

Cobrizo si diverte a razzolare tra le pagine di Bobos




lasciando le sue impronte su una loro ricetta, tra cioccolato, uova, limoni e mandorle...









Ma se Bobos propone una torta classica con uova, zucchero, burro che, sapete bene, non mi fa troppo bene becchettare (perchè? qui), io invece rilancio con questa, grazie a Simona Gauri, molto più macrobiotica:

1 kg di bulgur macinato a semolino
500 gr di nocciole tritate
500 gr di tofu
1/2 tazza di malto di riso
1 tazza di carruba (sarà di polvere di carruba?)
un po’ di vaniglia
un po’ di sale marino
scorza di limone grattugiata

per la crema di copertura:
1 tazza di carruba
4 cucchiai di concentrato di mela
6 cucchiai di crema alle nocciole

Mescolate il bulgur con le nocciole, la vaniglia, il sale marino, la buccia di arancia e la carruba. Frullate il tofu con 1/2 litro di acqua e il malto di riso. Mescolate tutti gli ingredienti e lasciate riposare per 10 minuti. Mettete l’impasto in una teglia per torte e infornate a 200° per un’ora.
Preparate nel frattempo la crema alla carruba di copertura: questa crema ricorda la famosa crema nougat. Sciogliete a fiamma bassa la margarina e la crema di nocciole. Togliete subito dal fuoco e aggiungetevi un po’ alla volta il concentrato di pera e mela e la carruba.
Quando la torta sarà pronta, ricopritela con la crema alla carruba.

A me ispira molto e vorrei provarla. Voi che dite? 


altre questioni tutte intorno ad un uovo qui



mercoledì 23 gennaio 2013

Bianco neve

Non è vero che la neve pulisce.
Sbianca solo.
E' solamente uno sbiancante ottico,
un bagno in candeggina che brucia in silenzio le fibre colorate...
Mi sento mancare senza colore.



Vuoi dolcezza e giochi di frusta?
Il candore si monta a neve
ma c'è anche il rischio che impazzisca.

Una pioggia di protesta,

ma il sole torna a nutrir di color tuorlo la terra.


lunedì 14 gennaio 2013

Ecchete... sémo (in) pace.

"Si mòro e poi rinasco, prego Dio d'arinasce a Roma..." penso ogni volta che ci torno.
Tu, che hai solo 8 anni e la vedi per la prima volta, mi dici che da grande vuoi andare ad abitarci e magari fare il papa.
Sì, amore mio, vedi di organizzarti meglio, nel frattempo, preciso... ma vederti correre in mezzo a tanta bellezza mi commuove e mi riempie il cuore di gioia che volevo dirlo a tutti.
Te compreso.